Albergo Atene Riccione

 

Stel Turismo Paraguay: Il Progetto Museo Verde per lo Sviluppo Sostenibile del Gran Chaco

Il "Patto per il Gran Chaco" è un programma a cui sono chiamate a partecipare organizzazioni internazionali, autorità governative, organizzazioni non governative, Università, centri di ricerca e imprese.

Obiettivi del Progetto

Il progetto si propone di:

  • Creare luoghi della memoria ancestrale dove gli indigeni possano conservare i loro artefatti e i visitatori ammirarli.
  • Valorizzare un complesso di beni materiali e immateriali tipici del Gran Chaco.
  • Creare alternative utili a trattenere i giovani dall’abbandonare i luoghi e le pratiche della loro identità.
  • Promuovere, a tal fine, progetti pilota utili per piccole attività artigianali e artistiche sostenibili, produttori di reddito per le popolazioni originarie.

Il Patto per il Gran Chaco

Cultura indigena e natura incontaminata sono un formidabile fattore di sviluppo sostenibile da un punto di vista socio ambientale ma anche economico. Sulla base di questo postulato, in occasione della PreCop 26, la conferenza Internazionale sui cambiamenti climatici, il Museo Verde ha lanciato il “Patto per il Gran Chaco”.

Il Patto per il Gran Chaco si basa sul presupposto che questo territorio è un immenso contenitore di risorse naturali e culturali, a rischio di distruzione, che vanno protette e valorizzate in quanto formidabili fattori di sviluppo.

Vogliamo dimostrare che una gestione intelligente delle risorse naturali e culturali esistenti sul territorio, con un opportuno coinvolgimento delle comunità indigene, possono generare reddito in un contesto di sostenibilità. Elaborando ed avviando progetti e proposte concrete utili a mettere in moto processi di sviluppo alternativi alla deforestazione, vogliamo sfuggire alla dicotomia conservazione-crescita: fermare la deforestazione favorendo l’economia, invece di sacrificarla.

Leggi anche: IA e il futuro del turismo

Il programma, appunto, propone una terza via.

Azioni del Museo Verde

Per realizzare tali obiettivi il Museo Verde svolge un’azione per sensibilizzare e coinvolgere ricercatori, Istituzioni Accademiche, Autorità Governative centrali, Associazioni e ONG, Organizzazioni internazionali Italiane e dei Paesi del Gran Chaco, imprenditori nonché le Comunità indigene interessate.

Branding e Valorizzazione delle Risorse

Per la valorizzazione delle risorse del Gran Chaco si è avviata una operazione di branding ovvero la creazione di intesa con le comunità indigene, di un logo che caratterizzi prodotti: artigianato, erbe mediche, prodotti alimentari o beni immateriali: teatro, musica, danza tipici della regione.

Fattori di Sviluppo

I 4 principali fattori di sviluppo sono:

  1. Individuazione di iniziative utili per una maggior valorizzazione dei legni secolari, in un contesto che preveda uno sfruttamento razionale e sostenibile delle foreste con un opportuno coinvolgimento delle Comunità indigene.
  2. Individuazione delle essenze da utilizzare in un progetto pilota per avviarne la produzione, confezionamento e commercializzazione da parte di Comunità indigene.
  3. Creazione di micro strutture ricettive presso le sedi del Museo Verde, per rendere possibile a piccoli gruppi di viaggiatori di entrare in contatto con le culture indigene.
  4. Valorizzare i prodotti della tradizione e della cultura ancestrale, realizzati con materiali naturali e con tecniche di lavorazione antiche.

La Rete del Museo Verde

Il Museo Verde, con l’intento di conservare e valorizzare il patrimonio dei popoli originari ha stabilito rapporti con comunità appartenenti a 7 dei 25 popoli originari ancora presenti sul territorio. Si tratta di Yshir , Ayoreo e Ache in Paraguay, Kadiweo nel Pantanal brasiliano, Wichi e Qom in Argentina e Ava Guarani in Bolivia.

Leggi anche: Analisi del rapporto turismo-PIL in Italia

In tale contesto realizza:

  • Mini strutture destinate ad accogliere gli oggetti della tradizione.
  • “Attività che generano processi di recupero della memoria storica e processi di creazione di nuove sintesi culturali, come strumento di rafforzamento etnico e di miglioramento delle condizioni di vita." (José Zanardini, 2018).
  • Iniziative mirate a stimolare attività economiche dei popoli indigeni (lavorazione di legni tropicali, coltivazione e commercializzazione di erbe mediche, rivitalizzazione e diffusione nazionale e internazionale dell’ artigianato tradizionale, micro-strutture ricettive per un turismo sostenibile e responsabile gestite dagli indigeni), nel rispetto del rapporto tra ambiente, natura, e cultura indigena.

Vuole, infine, stimolare il senso di appartenenza delle singole, piccole comunità ad una realtà comune più grande, ad una rete che si estende a tutto il Chaco.

A tal fine promuove scambi contatti, tra comunità appartenenti ad etnie che in passato hanno avuto poco più di rapporti conflittuali, nel comune obiettivo di conservare e valorizzare le culture indigene.

La rete è in sintesi, una risorsa specifica del Museo Verde sulla quale si punta per ottenere risultati in termini di solidarietà, emulazione delle buone pratiche e soprattutto per alimentare un legittimo orgoglio di appartenenza ad una realtà di alto profilo e grande importanza, quella dei Popoli del Gran Chaco.

Musei Locali e Devoluzione Virtuale

Con risorse contenute e ricorrendo alla manodopera locale, sono stati realizzati fino ad ora 6 piccoli musei, in comunità indigene appartenenti ad altrettante etnie, per conservare testimonianze di antichi costumi e tradizioni, a beneficio delle popolazioni locali e dei visitatori stranieri.

Leggi anche: Regolamentazione delle Ferie nel Turismo

Parallelamente alla creazione di mini infrastrutture, si sviluppa una devoluzione virtuale alle comunità indigene di antichi artefatti conservati in musei europei e latino americani.

Ad esempio, il MUCIV ( Museo Pigorini) di Roma e il Museo di Antropologia ed Etnologia dell’ Università di Firenze, hanno collezioni di oltre un secolo fa cedute da Guido Boggiani e da Doroteo Giannecchini, di reperti provenienti da etnie Ishir, Caduveo e Aché, nel primo caso, e Wichi, Qom e Ava Guarani, nel secondo.

Il Museo Verde ha iniziato la raccolta di immagini ad alta definizione di questi reperti. Tale operazione si è estesa grazie alla collaborazione di Istituzioni Museali latino americane come Il Museo del Barro, il Museo Andres Barbero, il Museo Ayoreo Salesiano di Asuncion, il Centro Cultural del Lago di Aregua, il Museo Etnologico Juan de Garay di Santa Fe, il museo Etnografico Juan B. Ambrosetti di Buenos Aires, presso i quali sono conservati reperti Qom e Ayoreo.

La tecnologia rende oggi facile e poco costoso far arrivare nei luoghi del Museo Verde, immagini di reperti non più disponibili in loco, perché non se ne perda la memoria e perché possano essere di stimolo al miglioramento della produzione artigianale.

Esempi di Devoluzione Virtuale

  • Agli Ava Guarani di Monteagudo in Bolivia si sono consegnate immagini di reperti conservati nell’ Etnologico di Firenze.
  • Ai Cacique (capovillaggi) di 6 Comunità Chamacoco sono state consegnate fotografie di oggetti di arte plumaria provenienti dal Museo Pigorini di Roma.
  • Le donne Caduveo di Sao Joao e Alves de Barro si sono impegnate a realizzare copie di ceramiche antiche, anche esse conservate presso il Pigorini di Roma, riconoscendone il livello estetico e di finitura superiore a quello della produzione attuale.
  • Ai Wichi di Nueva Pompeya sono state consegnate immagini della “Collezione Tambolleo” provenienti dal Museo Antropologico di Firenze, rappresentanti manufatti degli inizi del ‘900.
  • Ad Elisangela, ceramista caduveo di Sao Joao, nel Pantanal brasiliano, abbiamo consegnato una copia monocromatica di un antico vaso, stampata in 3D sulla base di 300 foto dell’originale, conservato nel Museo Pigorini a Roma. Elisangela ha provveduto a colorarla, rendendo la copia del tutto identica all’ originale.

Strutture e Metodologie

La struttura architettonica è basata su costruzioni tipiche, che utilizzano materiali del luogo. In alcuni casi, come in quello del Museo Verde Ishir di Karcha Bahlut, interamente costruito in legno, sono stati utilizzati materiali e tecniche costruttive antiche. In altri, come nel Museo Ache di Puerto Barra e di quello Wichi di Nueva Pompeya, si sono riabilitate e adattate strutture esistenti e in disuso.

Sono state elaborate poi nuove metodologie come il “Museo Leggero”. Si tratta di piccole installazioni espositive che evidenziano il nesso tra tradizioni ancestrali e moderna produzione artigianale da inserire in strutture già esistenti, come associazioni di donne artigiane, per veicolare informazioni ed immagini provenienti da musei europei e latino americani.

Il Museo Verde Ache di Puerto Barra

Su richiesta della comunità di Puerto Barras si è restaurata e ristrutturata una costruzione di legno, da tempo inutilizzata, costruita con tavole di legno su di una base di cemento, secondo una tecnica tradizionalmente utilizzata a Puerto Barra.

Le pareti di legno verranno decorate con la tradizionale tecnica della pirografia, normalmente impiegata per le sculture, trasferendo su dimensioni più grandi motivi ornamentali o paesaggi della foresta, su superfici più estese.

Il Museo ospita già una rassegna di prodotti artigianali come sculture di legno, cesti archi e frecce.

Il Museo Verde sta inoltre definendo un progetto per migliorare le capacità produttive di ortaggi includendovi anche la coltivazione di erbe officinali dotate di qualità medicamentose con l’obiettivo di contribuire alla conservazione e valorizzazione di antiche consuetudini.

Secondo quanto indicato dal “Patto per il Gran Chaco”, lanciato in occasione della Cop 26 del 2022 le erbe officinali, così come anche i legni tropicali, l’artigianato ed il turismo di nicchia sono risorse finora non sufficientemente messe a valore, in grado di innescare dinamiche di sviluppo sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico, con un corretto coinvolgimento delle popolazioni indigene.

Informazioni Logistiche per Puerto Barra

Come arrivare: In auto, circa 400 km da Asunción. Strada n. 2 poi, a qualche decina di km da Ciudad de l’ Este, ruta n.6 che si percorre per 63 km, passando la città di Santa Rita.

Erboristica nel Gran Chaco

Nel sottobosco crescono 115 essenze medicinali. Il Gran Chaco è un immenso laboratorio farmaceutico a cielo aperto, ancora quasi del tutto sconosciuto, che possiamo esplorare e mettere a frutto con l’ aiuto delle nostre “guide indigene”.

Gli indigeni le utilizzano per curare 35 malattie, come asma, colesterolo, disturbi delle vie urinarie, febbre, tosse, dolori reumatici, dermatosi.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), gli organismi vegetali possono contenere sostanze utilizzabili direttamente per fini terapeutici, ovvero per produrre farmaci. La stessa OMS parla di ben 7.000 composti chimici.

L’Unione Europea ha riconosciuto l’ importanza di questo patrimonio affidando al COOPI, (link loro sito), il compito di catalogare le erbe mediche del Gran Chaco. I risultati di questo progetto, unitamente alle testimonianze raccolte presso le popolazioni indigene, verranno raccolte in un manuale contenente descrizioni, nomi scientifici e proprietà farmacologiche.

Le potenzialità esistenti sono considerevoli. Vanno individuati i principi attivi, dai quali si possono ricavare nuovi farmaci e antibiotici, e valutata la loro concentrazione.

Ecoturismo

Si propone un itinerario di 7 delle 40 etnie del Gran Chaco alla scoperta di atmosfere, filosofie e modi di vivere.

Nei luoghi del “Museo Verde” si raccolgono informazioni utili a chi viaggia nel Gran Chaco. I singoli luoghi vengono connessi tra loro, creando uno o più itinerari.

Informazioni Logistiche per la Comunità di São João

Puerto Barra dista circa 400 km da Asunción. A qualche decina di km da Ciudad del Este, percorrendo la Ruta n.7, bisogna prendere a destra l’imbocco della Ruta n.6 che si percorre per 63 km, passando la città di Santa Rita. Appena superato a sinistra il bivio per Naranjal, arrivati al km. La Comunità di São João si trova a 21º 02’ 37.6’’ N; 56º 56’ 48.3’’.Se si viene dal Museo Verde di Carmelo Peralta, bisogna attraversare il Paraguay con una imbarcazione chiamata “lancha” e andare a Porto Murtinho sul lato brasiliano. Da qui bisogna prendere la BR 267, per 207 km fino a Bonito. Questo tratto è servito anche da una linea di autobus della Società Cruzeiro do Sul. Tale sterrato non dovrebbe essere impercorribile anche in caso di forti piogge. Circa 36 km dopo una tavola calda (un’altra è situata 14 km. prima), bisogna prendere un bivio a destra. 14 km dopo, altro bivio, prendere a sinistra. 10 km dopo prendere a sinistra.In totale, dopo una settantina di km. di sterrato percorribili in circa un‘ora si arriva a São João. 4 km. prima di arrivare a São João, sulla destra, si trova la cascata di Quidaban, alla cui base è agevole prendere un piacevole bagno rinfrescante.

La Comunità si compone di 76 famiglie, in parte Caduveo, e in parte appartenenti a due altre popolazioni indigene: i Terena e i Kinikinau, o Kinikinawa. entrambi questi popoli fanno parte del gruppo etnico Guana, del gruppo linguistico Arnak e sono originari del Chaco.

Legname Pregiato e Design

Le foreste diminuiscono, aumenta il loro valore, conviene investire nella loro gestione. Logica economica ed esigenze ambientali possono essere contemperate.

Nel Gran Chaco le temperature variano dai -5 ai +50 gradi centigradi, con forti piogge nell’estate e siccità nella stagione invernale. Per sopravvivere in queste condizioni estreme, la natura produce alberi secolari a crescita lenta, straordinari per durezza e resistenza ad insetti, funghi e intemperie, imputrescibili e con caratteristiche meccaniche ed estetiche straordinarie.

Il Museo verde ne ha individuati 17. Hanno un’ampia gamma di colori e venature dal marrone scuro, al rosso e al verde oliva. Nella scala Brinell della durezza queste specie hanno valori che vanno dal 3.2 del Timbò rosso ( pari a quello della quercia) a 16.1 del Palo Santo ( superiore a quello dell’alluminio).

La "Sedia Gran Chaco"

La “Sedia Gran Chaco” è un ideale simbolo di speranza per un’economia sostenibile, capace di trasformare in risorse le proprie ricchezze, tutelando al contempo l’ambiente e attivando un circolo virtuoso capace di mettere insieme molte comunità diverse. E’ stata coinvolta nel progetto l'azienda Morelato che ha creato una sedia, disegnata da Franco Poli.

La seduta è realizzata in frassino e legno Urunday del Gran Chaco, materia prima di provenienza certificata che diventa oggetto di design.

La sedia è pensata per essere prodotta in piccola serie, con legni di provenienza certificata, ed essere messa in commercio come oggetto di design realizzato con materie prime abitualmente destinate a utilizzi assai meno redditizi.

Artigianato degli Ache'

Gli Ache sono abili cestai e producono belle sculture in legno, perlopiù rappresentanti animali come pesci, serpenti e roditori, abilmente decorate con la tecnica della pirografia. Questa consiste nel disegnare scene della foresta passando sulla superficie di legno una punta di metallo arroventata che lascia una traccia scura indelebile dove viene passata.

Costruiscono poi i loro archi di legno, lunghi anche 2 metri, che sono abilissimi nell’utilizzare coltivando a tutt’oggi una tradizione antica.

TAG: #Turismo

Più utile per te: