Turismo sessuale in Thailandia: informazioni e realtà
Bangkok è una delle mete più celebri per il turismo sessuale, nonostante la prostituzione sia teoricamente illegale e i vari governi abbiano tentato inutilmente di cancellare etichette e stereotipi.
A Bangkok e in varie località della Thailandia ogni sera accade un fenomeno curioso: si assiste ad un lento, appena percettibile ma inesorabile ricambio della presenza umana in circolazione.
Spariscono progressivamente le persone indaffarate, quelle che sembrano non fermarsi mai; si riducono anche i venditori ambulanti; spariscono i turisti con famiglie a carico. E’ il popolo che vive - o sopravvive - sul mercato più antico e fiorente del paese: la prostituzione.
Il fenomeno è chiaramente percettibile anche ai meno smaliziati. Ovunque si passeggi, specie dopo un certo orario serale, ci si accorge che la popolazione femminile inizia a trasmutare. Gli short si riducono, i tacchi si allungano, le ciglia finte raggiungono dimensioni stratosferiche, i corpetti diventano minuscoli e i sorrisi ammaliatori si moltiplicano.
Le ragazze (o i ladyboy) si collocano (e probabilmente si contendono) i luoghi strategici del passaggio degli stranieri. Alcune invece adottano un atteggiamento falsamente disinteressato. Si siedono a un bar, ordinano una gazzosa, iniziano a smanettare sul loro costosissimo smartphone, dando l’idea di ragazze normali, direi quasi timide, che si trovano lì per caso, come se stessero aspettando qualcuno.
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Il loro scopo è quello di indurre uno straniero ad approcciarle, magari con il genuino pretesto di offrire solo compagnia. Nel mio primo viaggio in Thailandia notai molte ragazze, anche giovanissime, intente a questo genere di adescamento passivo. Allora mi sembrarono però tutte piuttosto dimesse, sia d’aspetto che di abbigliamento.
Di contro, ci sono adescamenti che - almeno in un primo approccio - non hanno niente a che vedere con il sesso. In alcune aree ad altissima concentrazione di turisti esistono vere e proprie gang di ragazze, posizionate davanti a locali notturni, che invitano in modo piuttosto espansivo i turisti ad entrare. Il loro atteggiamento è esplicitamente a sfondo sessuale, è chiaro, ma l’intento è semplicemente quello di attirarti all’interno di un bar e venderti quante più bevande alcoliche possibile. Sono le famose bar-girls, in pratica strumenti efficacissimi di street-marketing.
Una volta adescato, la serata procede allegramente tra copiose bevute, balli, lazzi e scherzi, partite a biliardo o a freccette. La missione di farti spendere un piccolo patrimonio nel locale è compiuta. Sarai sempre circondato da attenzioni oltre l’inimmaginabile; ogni birra che ordinerai sarà una occasione per un rinnovato approccio fisico, ottenere complimenti esagerati e qualche toccatina furtiva, ridere e scherzare in modo eccessivo e sgangherato.
Tutto ciò che avviene dopo, o a margine, è affare esclusivo delle ragazze. Il proprietario del locale non ne è assolutamente coinvolto - come hanno peraltro sancito alcune recenti sentenze delle corti thailandesi.
La prostituzione in Thailandia, quindi, è un fenomeno che ha molte sfaccettature e a volte mostra confini piuttosto labili tra ciò che succede spontaneamente tra un uomo e una donna e ciò che, al contrario, viene regolato da uno scambio di denaro. E’ un confine che lascia molto spazi all’interpretazione e sempre meno ai giudizi morali, a mio parere.
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Fin dai primi viaggi, mi sono accorto che una parte consistente del turismo sessuale in Thailandia fosse di una natura molto particolare. Incontravo spesso coppie miste (lui occidentale, lei thailandese), a volte molto giovani, che viaggiavano per il paese proprio come dei turisti. Sembrano in tutto e per tutto coppie di fidanzati, anche negli atteggiamenti romantici e amorevoli, ma si trattava ancora una volta di una evoluzione del concetto di prostituzione.
Ci sono ragazze, anche studentesse o impiegate, che per arrotondare stipendi miseri o per raggranellare qualche soldo, si dedicano all’adescamento del turista maschio solitario in transito. Malgrado le apparenze, l’intento non è solo quello di vendere una prestazione occasionale.
Lo scopo è molto più ambizioso: con il primo approccio, infatti, queste ragazze instaurano un rapporto molto più completo e intimo con la preda. Nasce cioè una relazione. A lungo andare questo rapporto si stringe, diventa emotivamente più appagante, si prolunga anche al di là della durata del viaggio. Molte di queste ragazze, infatti, rimangono legate ai loro fidanzati occidentali, che spesso tornano ogni anno a trovarle per trascorrere con loro alcune settimane di vita pseudo-coniugale.
Inoltre, non si fanno problemi ad intrattenere anche uomini molto più grandi di loro. Nei confronti delle donne thailandesi esiste un pregiudizio che le vuole quasi tutte dedite alla prostituzione, oppure interessate solo ai soldi di ignari uomini occidentali.
Anche i nightcub, i centri massaggio e i bar sono ottimi posti dove trovare compagnia femminile. Esistono diverse App che permettono di trovare le ragazze in Thailandia.
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Molte ragazze thailandesi sono in cerca dell’anima gemella; altre, invece, sono solo alla ricerca di qualcuno che le possa mantenere. È fondamentale capire il ruolo della religione buddhista che considera la donna un essere “inferiore”, ma non in senso maschilista, bensì in riferimento alle reincarnazioni.
Aggiungiamo poi che l’atteggiamento verso la sessualità, il corpo in generale, qui è molto diverso. Anche il rapporto con il denaro è diverso, più franco. Per questi motivi la prostituzione qua colpisce molto meno che in occidente e non viene giudicata né scandalosa né disonorevole.
Le ragazze povere provenienti dalla campagne venivano e ancora oggi vengono costrette dalle famiglie ad andare a Bangkok a vivere delle proprie grazie per qualche anno, onde sfamare la famiglia. Il loro nome in thailandese è “Phuoyng ha kin”, letteralmente “quelle che cercano da mangiare”.
Il boom della prostituzione si è avuto negli anni sessanta e settanta del 900’ con le basi americane di istanza a Pattaya e Bangkok durante la Guerra del Vietnam.
Fino a pochi anni fa i degnerati di tutto il mondo venivano a sfogare la loro libido sui giovani corpi thailandesi mentre l’Aids cominciava a sfoltire i ranghi delle prostitute. Negli ultimi 20 anni la Thailandia sta vivendo un forte sviluppo economico che ha portato posti di lavoro e quindi diminuzione della prostituizione, sensibile abbassamento della percentuale Aids e alla quasi totale scomparasa della pedofilia.
Dopo il catastrofico impatto avuto alla fine degli anni 90’ con circa 1,5 milione di sieropositivi la Thailandia ha iniziato a fare campagne pubblicitarie pro-uso di profilattici e di sensibilizzazione del problema. Oggi grazie a queste campagne e quindi alla consapevolezza, il tasso percentuale si è abbassato sensibilmente, molti hanno capito la necessità dell’uso di precauzioni e quindi l’Aids ha subito una forte sconfitta.
Uno scandalo enorme, internazionale, che gettava ombre sull’immagine del Paese. La prostituzione è un conto ma trovare nei bordelli bambini di 10, 12 anni venduti ai pedofili del mondo intero è tutt’altra faccenda. Oggi questo commercio ignobile è notevolmente diminuito perché grazie allo scandolo e alla rabbia dei thailandesi stessi il governo ha preso misure energiche: chiusura dei bordelli, forti sanzioni giudiziarie e amministrative, controllo delle “dipendenti”.
Con l’approvazione in Parlamento del Child and Prostitution and Prevent Act il TAT (Ente Statale del Turismo - Tourism Autority Thailand) condanna questo tipo di sfruttamento e i “clienti” sono passibili a pena detentativa qui in Thailandia che va dai 4 ai 20 anni se i minori hanno dai 13 ai 15 anni, fino all’ergastolo sei i minori hanno età inferiore ai 13 anni. Oltre a questo, grazie all’Unicef, in collaborazione con molti stati Europei e gli Usa nel 1994 si sono varate leggi internazionali contro gli abusi sessuali su minori con le quali il trasgressore una volta scontata la pena sul territorio thailandese al ritorno in patria è sottoposto di nuovo a giudizio, oltre al pagamento di multe che possono arrivare a diverse migliaia di euro, rischia una pena detentiva fino a 10 anni di carcere.
Le “Lady Bar” thailandesi sono sempre meno e sempre meno giovani perché questa terra è in pieno sviluppo economico. Oggi è molto facile trovare lavoro, il tasso di istruzione è in vertigionoso aumento.
I ladyboy sono comunemente chiamati Kathoey (trans in Italia) in Thailandia. Oltre che nei locali per single e nei bordelli è facilmente possibile vederli nella vita di tutti i giorni ... Essendo la Thailandia molta aperta di vedute dal punto di vista sessuale qui é tutto normale o meglio dire tollerato, appunto per questo nessuno si vergogna di essere ciò che si sente e di confessare la sua tendenza.
Oggi in Thailandia è un vero e proprio dilagare del fenomeno delle lesbiche. A Bangkok: Soi Cowboy, il Soi Nana e Patpong (Pat Pong). Nelle Isole: a Phuket, zona Patong Beach, la Bangla Road; a Koh Samui zona Chaweng e Lamai Beach.
Empower fu la prima ad aprire nel 2015 un Museo della prostituzione alla immediata periferia della Città degli Angeli (traduzione di una parte del lungo nome originale di Bangkok). Ma i locali dove si ripercorrono parecchi secoli di storia dai tempi dei primi massaggi thai con annesso “servizio di bagno” fatti risalire a 2500 anni fa, accolgono i visitatori solo su prenotazione e si trovano ben lontani dai moderni ritrovi metropolitani dove il sesso a pagamento si pratica senza troppi infingimenti e false ipocrisie.
"Direi che oggi tutti conoscono Patpong", ha detto Messner presentando il museo alla stampa.
Durante la seconda guerra mondiale Udom ando’ a studiare in America e lavoro’ all’Office of Strategic Services (OSS), precursore della famigerata agenzia d’intelligence CIA, molto attivo in tutto il sudest asiatico compreso il triangolo d’oro ai confini di Birmania, Thailandia e Laos dove sesso, traffici d’oppio e d’eroina furono tra le più redditizie attività collaterali al conflitto Usa-Vietnam.
Tanto per cominciare il signor Udom, l’uomo che trasformo’ Patpong da un campo di banane in un centro di negozi e commerci, lavoro’ come agente segreto per la Seri Thai ("Liberi Thai") un’organizzazione nata per contrastare l'occupazione giapponese della Thailandia, come documentato da un’intervista allo stesso Udom che s’arricchì affittando le aree edificabili della strada ai suoi amici dell’OSS e della CIA. Ma a Patpong c’era anche una “biblioteca del Servizio Informazioni Usa” e "una casa chiusa” della CIA sopra al Bar Madrid, ancora aperto e celebre a quel tempo come luogo di ritrovo di spie in servizio e in pensione, come un certo Jack Shirley.
Un angolo dell’esibizione è dedicato a uno dei personaggi più famosi e controversi del licenzioso distretto, l’agente della Cia noto come Tony Poe. Di stanza nel nord del Laos per diversi anni a cominciare dal ‘58, guido’ migliaia di etnici della minoranza Hmong contro i comunisti del Pathet Lao e i loro alleati nord vietnamiti.
Se la guerra Usa nel sudest asiatico ha offerto precisi spunti culturali agli ideatori del museo, è pur sempre l’antico mestiere il piatto forte dell’esibizione che si avvale di tecnologia moderna ed escamotage, come le proiezioni 3D delle go-go bar che danzano nello storico Grand Prix di Patpong e la sagoma di una ragazza che con una macchinetta spara dalle cosce palline bianche per farle catturare agli spettatori, proprio come avviene ancora “dal vivo” in qualche locale della strada.
Dal giorno dell’inaugurazione non sono mancate ovviamente le polemiche sull’accostamento degli spettacoli a sfondo erotico con una guerra costata quattro milioni di vite. Di certo Mr Messner, che ha avuto 5 figli da una donna thai, è anche gestore del Barbar Fetish Club e della Pagoda nera.
Bambine e bambini di 10, 11, 12 anni abusati da turisti senza scrupoli per pochi dollari nei bordelli tristemente famosi di Bangkok e Pattaya. Se scappano e chiedono aiuto, spesso capita che i poliziotti stessi li rimettano nelle mani dei trafficanti. È questo lo scenario di certe terre di confine della Cambogia, una delle mete emergenti per turismo sessuale con minori.
Secondo il Global Study on Sexual Exploitation of Children in Travel and Tourism di Ecpat International, organizzazione specializzata nel contrasto alla pedofilia che ha sede nella capitale thailandese Bangkok, “la nazionalità dei clienti tende sempre più a rispecchiare la consistenza dei flussi turistici provenienti da Giappone, Cina popolare, Taiwan, Singapore, Malaysia, Hong Kong, Corea del Sud”.
Nella Giornata mondiale del turismo, che ogni anno si celebra il 27 settembre, una luce di speranza si è accesa grazie all’impegno di tante organizzazioni che lottano ogni giorno per ridurre il crescente fenomeno dello sfruttamento sessuale di minori.
“Collaboriamo da anni con Damnok Toek, un’organizzazione locale partner di progetto a Poipet, città al confine con la Thailandia, zona di passaggio dei piccoli vittime di traffico di esseri umani. Poipet negli ultimi decenni ha assistito a un’enorme crescita grazie al commercio transfrontaliero e ai numerosi casinò che vi operano. Per questo motivo decine di migliaia di persone vi migrano con le famiglie da ogni parte della Cambogia, convinti che la città possa offrire loro opportunità di lavoro.
Negli anni abbiamo accolto centinaia di minori e giovani donne intercettati dalla polizia thailandese, rimpatriati in Cambogia e da noi reinseriti dove possibile all’interno delle famiglie”. Il percorso di recupero proposto prevede, oltre all’assistenza sanitaria e psicologica, anche il recupero delle proprie origini e della propria identità. Nel sud est asiatico il dramma di chi è vittima del traffico di esseri umani è anche quello di essere senza nome, senza un documento, senza un contesto abitativo stabile. E quindi diventa un’impresa anche ritrovare la famiglia di origine delle bambine salvate dal giro della prostituzione.
“Il problema più grande che dobbiamo affrontare riguarda la ricerca delle famiglie delle bambine che accogliamo. Le migrazioni in queste zone di confine non sono stabili ma temporanee e diventa dunque importante il lavoro di rintraccio delle famiglie che possono essersi già spostate in un’altra area e delle assistenti sociali nella valutazione di un possibile reinserimento nelle famiglie di origine. Inoltre di frequente, la violenza e l’induzione alla prostituzione avvengono nel contesto familiare.
“Qui, le famiglie povere e disperate che si sono trasferite in città provenendo da aree rurali povere anche di mezzi di comunicazione, si lasciano facilmente convincere dal denaro e dalle false promesse di una vita migliore per i figli nella vicina Thailandia da parte di trafficanti alla caccia di parenti vulnerabili. Ma il futuro dei bambini che lasciano la loro famiglia per la Thailandia è ben diverso da quello prospettato. Il loro sfruttamento può avvenire inizialmente attraverso l’accattonaggio o il lavoro domestico fino ad arrivare allo sfruttamento sessuale.
Ma chi sono quegli uomini, quei clienti, quei turisti che abusano delle bambine e come intervenire nella lotta allo sfruttamento della prostituzione minorile? “È difficile avere dei dati certi ed è difficile quantificare il fenomeno - spiegano gli operatori di Mani Tese -. Sicuramente non si tratta solo di turisti occidentali: a Poipet per esempio ci sono casinò in cui arrivano uomini thailandesi per il turismo sessuale locale. È così anche nelle zone marittime. La presenza di turisti occidentali, come anche gli italiani, rimane comunque ancora molto forte. Per questo puntiamo molto sulle campagne di sensibilizzazione, perché si modifichi questo approccio alla donna e alla sessualità che è dominante, che non guarda all’età, alla condizione di vulnerabilità, ai traumi delle vittime e quindi richiede percorsi di rieducazione per i clienti.
I turisti, essendo lontani da casa, si sentono più liberi, e coi soldi in tasca si sentono onnipotenti. In Thailandia e in Cambogia esiste una legislazione che prevede il contrasto dei trafficanti ma è difficile dimostrare il reato di tratta e pochi sono i casi di arresti. È prevista anche la punibilità del cliente per reato di prostituzione minorile ma in questi Paesi asiatici esiste una corruzione endemica per cui accade che le piccole e le giovani donne sfruttate nel giro della prostituzione siano consegnate alla polizia ma sono i poliziotti stessi che le rimettano nelle mani dei trafficanti.
Ma anche se il cammino è lungo, c’è speranza di arginare questa terribile piaga e prevenire la violenza sui minori. “Noi non ci scoraggiamo - spiega Chiara Cattaneo -. Ogni anno portiamo avanti delle campagne di informazione basilare rivolte alle famiglie emigrate in questi territori.
I gusti sono soggettivi e personali, ma non è un segreto che le ragazze Thailandesi abbiano un fascino ammaliante. L’unicità della bellezza delle ragazze Tailandesi si deve all’incontro di molteplici etnie, anticamente insediatesi nel regno della Thailandia, proveniendo da Cina, Malesia, Laos, Cambogia e Mayanmar.
Luogo di grande libertà di costume e idee, la Thailandia è un Paese in cui gli incontri e la socialità avvengono molto facilmente. Tenete presente, pertanto, che potrete fare incontri molto vari, e imbattervi in persone seriamente interessate a una relazione. La maggior parte della popolazione thailandese, infatti, ha uno stile di vita sobrio, dei costumi pressoché occidentali, e predilige il matrimonio.
Ma altrettanto spesso potrete incontrare donne e uomini che offrono la propria compagnia in cambio di denaro. Statistiche recenti circoscrivono comunque il fenomeno della prostituzione a circa 300 mila individui su una popolazione di quasi 70 milioni di abitanti. Il numero sarebbe, inoltre, in diminuzione, grazie ai costanti cambiamenti della società Thailandese.
Ad ogni modo, occorre sapere che la libertà culturale propria del popolo thai, non condanna la prostituzione, né discrimina chi la esercita. A differenza della zone turistiche più alla moda, in cui la movida notturna è trasgressiva, nella regione del nord (Ciang Mai, Udon Thani, Buri Ram, Surin) e in alcuni arcipelaghi incantati (Koh Chang su tutti!), il fenomeno della prostituzione è piuttosto raro.
Per questo motivo, Bangkok è la meta preferita dai single in cerca di divertimento e avventure, grazie ai suoi quartieri a luci rosse (Patpong, Nana Plaza e Soi Cowboy), costellati di locali, nightclub e go-go bar.
Essendo una delle destinazioni di viaggio gay tra le più famose al mondo, i visitatori LGBTQ + in Thailandia possono aspettarsi non solo un caloroso benvenuto. Nelle principali città e zone turistiche, le coppie dello stesso sesso o i viaggiatori transgender non incontreranno mai problemi.
Indipendentemente dalla sessualità la Thailandia è un paese romantico da esplorare, ma bisogna tener presente che le manifestazioni pubbliche di affetto, che si tratti di coppie gay o coppie eterosessuali, non sono molto tollerate.
Bangkok, Chiang Mai, Pattaya e Phuket ospitano vari eventi LGBTQ+ nel mese di giugno. Anche durante il restante periodo dell’anno sono diversi gli eventi gay-friendly nelle città e nelle zone di villeggiatura thailandesi. Bangkok è considerata una delle più elettrizzanti città in Asia per i viaggiatori LGBTQ + e la capitale thailandese è in prima linea sulla scena dell’intrattenimento.
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