Termini Stranieri nella Lingua Italiana: Un'Analisi con Esempi
Da anni assistiamo a una vera e propria “invasione” di parole straniere, quasi tutte inglesi (i cosiddetti anglicismi). L'inglese può essere considerato la lingua internazionale, e sono davvero molti i Paesi stranieri che utilizzano termini anglosassoni. Tra tutti, c’è anche l’Italia. Sono davvero molti i settori e gli ambiti, in Italia, in cui vengono utilizzati termini inglesi. È un’azione talmente abituale, che spesso nemmeno ci si rende conto di utilizzarli. Siamo circondati da parole inglesi che non trovano un’esatta corrispondenza in italiano, e che si sono affermate saldamente nella cultura nostrana.
L'Influenza dell'Inglese
Spesso, capita di utilizzare una parola inglese perché esprime l’immediatezza di un significato, attraverso un termine più corto, rispetto a quello italiano. Altre volte, invece, lo facciamo incondizionatamente, perché ci sono campi, come quello dell’informatica, della moda, della musica, in cui le parole straniere vanno per la maggiore, e il nostro linguaggio si è adattato a tali utilizzi. I social hanno incrementato la diffusione dei forestierismi, perché utilizzare parole appartenenti ad altre lingue può essere sinonimo di maggiore espressione. Si usano per moda, per arrivare a una fetta di pubblico più grande.
Quotidianamente, utilizzi parole che appartengono all’inglese, anche senza rendertene conto, come jeans, bar, football, sport, rock. Ma la lista potrebbe essere infinita, perché i termini anglosassoni, entrati nel nostro linguaggio verbale e scritto, sono sempre in continuo sviluppo.
Esempi di Termini Stranieri Comuni
Vi sarà sicuramente capitato di notare sulla porta d’ingesso dei negozi la dicitura “open”, anche in quelli italiani. Avete mai usato una crema “anti age” per combattere l’avanzare del tempo sulla propria pelle? Hai il badge per entrare? No, ma ho il tesserino: posso entrare lo stesso? Facciamo un “break”? Hai finito “il cash”? Suona meglio “Hai un look formidabile” oppure “Hai un aspetto formidabile”?
Questa espressione, usata frequentemente anche in Italia, è l’equivalente di “tutto compreso”. Si usa in particolare per riferirsi alle offerte turistiche di viaggio e soggiorno completo in una località di vacanza.
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Questo termine inglese, che deriva dal latino “abstractus” (participio passato. di abstrahĕre “trarre via”), viene soprattutto indicato per indicare la sintesi di uno studio scientifico.
Ecco uno di quei termini inglesi che vengono usati con più accezioni: tra i vari significati, troviamo quelli di: complesso di fatti e circostanze che fanno da sfondo a un avvenimento e lo spiegano; esperienza personale, preparazione tecnica o culturale, che concorre alla formazione di una persona; immagine o panorama posto dietro a qualcuno o qualcosa.
La parola inglese indica le quinte di un teatro o di un luogo di spettacolo oppure, nel linguaggio cinematografico, l’insieme delle fasi di lavorazione di un film.
Boss e Leader sono parole utilizzate per indicare chi è ai vertici di una realtà o di un’organizzazione. Display sta a Device come Dispositivo sta a Schermo.
L'Uso del Corsivo e le Regole di Stile
In questo campo non esistono regole tassative e nemmeno uniformi. Esistono norme redazionali e tipografiche che variano da istituzione a istituzione, casa editrice e casa editrice, giornale e giornale, ecc. V’è una tendenza di massima, in effetti, a impiegare il corsivo per i forestierismi non adattati (le parole straniere così come... mamma lingua, cioè la lingua madre, le ha fatte).
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In genere, nei siti web la manica è assai più larga e poi, di solito, si va molto di fretta e mettere il corsivo sembra a tanti una manovra perditempo. Il consiglio è di interrogarsi su qual è il livello della forma e dell'eleganza che ci si ripropone di raggiungere. Una brochure? Dipende. Per una nuova pizzeria “a portare via” o per la presentazione di un libro in una sala barocca di un palazzo gentilizio romano, milanese o palermitano, in presenza di alte cariche istituzionali e personaggi di pubblica fama?
Certo, farebbe sempre piacere constatare la massima cura in prodotti a stampa o in testi nel web, ma bisogna anche essere, all’occorrenza, pragmatici. Per rispondere ad altri sotto-quesiti specifici, si dirà che sì, i forestierismi (non soltanto parole inglesi, dunque - che sono peraltro quelle prevalenti, oggi, soprattutto tra i neologismi -, ma anche francesi, ispaniche, ecc.) di uso corrente in italiano (e, spesso, acclimati da tempo nella nostra lingua) non hanno bisogno di corsivo (sport, bar, computer, coiffeur, ola, kolossal, Islam, kebab, ikebana), ma si dirà anche, purtroppo, che no, non esiste una “classifica” o un certificato ufficiale di perdita del diritto al corsivo o, meglio, di acquisizione del diritto al tondo. Ci si regola col buon senso. L’importante è cercare di essere coerenti nell’atteggiamento di fondo.
Una cosa va raccomandata: no alla marca del plurale in presenza di anglicismi stabilizzatisi in italiano (no, insomma, a computers, bars, films, pop corns, e via dicendo). Il dubbio riguarda il trattamento dei nomi stranieri che sono entrati nell'italiano senza adattamento morfologico, cioè mantenendo la loro forma originaria. Dobbiamo premettere che, nella maggior parte dei casi, queste parole sono entrate in forma scritta, spesso attraverso l'uso giornalistico e ciò ha determinato che la forma grafica sia risultata predominante su quella sonora. Le parole straniere di questo tipo, in generale, restano invariate e, specialmente per quelle ormai acquisite da tempo non si pone più il problema (bar, film, quiz, tram, ecc.). Possono invece riaprire la questione i neologismi e le voci di uso raro o fortemente specialistico, che possono ricorrere, soprattutto nella scrittura, con il morfema finale -s, marca del plurale in inglese, francese, spagnolo e portoghese: proprio la diffusione di questa modalità di formazione del plurale nelle lingue europee presenta però il rischio di poter essere intesa, nella coscienza comune, come la modalità tipica per ottenere un plurale straniero e quindi di essere applicata anche a parole provenienti da lingue che formano il plurale in modo diverso.
Proposta di Legge a Tutela della Lingua Italiana
Alla Camera è stata presentata una proposta di legge a prima firma di Fabio Rampelli, deputato di Fdi e vicepresidente della Camera, che si colloca in un'ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria. Questi i punti principali:
- Lingua italiana obbligatoria per la fruizione di beni e servizi.
- Imposizione di trasmettere qualsiasi comunicazione pubblica in italiano.
- Obbligo di utilizzare strumenti di traduzione o interpreti per ogni manifestazione o conferenza che si svolga sul territorio del Paese.
- Divieto di usare sigle o denominazioni straniere per ruoli in azienda, a meno che non possano essere tradotte.
- Utilizzo della lingua italiana nei contratti di lavoro.
- A scuola e nelle università, corsi in lingua straniera tollerati solo se giustificati dalla presenza di studenti stranieri.
La legge prevede sanzioni da 5mila a 100mila euro per la violazione degli obblighi. Secondo le ultime stime dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773 per cento: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 parole in lingua italiana. E che reputa «non più ammissibile che si utilizzino termini stranieri la cui corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva».
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Il testo, composto da 8 articoli e presentato lo scorso 23 dicembre, contiene le «disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana». Oltre a vari obblighi specifici «in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria», la legge istituisce il Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana.
Reazioni alla Proposta di Legge
M5s: Rampelli denuncerà ministero Made in Italy? «Pensavamo di averne viste già molte di proposte sconclusionate e al limite del ridicolo da parte di questa maggioranza, ma quella che giunge con apposito disegno di legge da parte del vice presidente della Camera Rampelli le batte tutte. L’alfiere di Fratelli d’Italia porta in Parlamento una crociata contro i “forestierismi”, prevedendo sanzioni da 5.000 a 100.000 euro per chi dovesse violare l’italico idioma. Peccato che sia proprio il suo governo ad aver istituito il Ministero del “made in Italy”. Rampelli denuncerà il collega di partito Urso che è a capo di un siffatto ministero, tanto incline al forestierismo perfino nel suo nome? Insomma è lo stesso governo di cui lui fa parte ad essere responsabile dell’”inquinamento della lingua italiana”, denunciato nella relazione alla sua legge». Così gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera e al Senato.
Accademia Crusca: multare chi usa parole straniere? Ma si tratta davvero di un problema diffuso che porterà a una corruzione irreversibile della lingua italiana? Su questo punto, tanto l’opinione pubblica quanto quella accademica sembrano essere divise.
Quando e Come Usare le Parole Straniere in Italiano: Buonsenso e Qualche Regola
Negli ultimi decenni l’italiano si è arricchito di tante parole straniere, la maggior parte inglesi, tanto che possiamo parlare di “itanglese” (italiano misto a inglese). Accogliere o meno termini inglesi nei nostri testi dipende da vari aspetti, come il settore in cui operiamo e se ci rivolgiamo a una platea ampia o di nicchia.
Settori come la tecnologia e la finanza, ma anche la moda, il turismo e il marketing sembrano aver ormai abbracciato l’uso di parole in inglese nella comunicazione. Ma viene fatto in modo corretto? Ci sono dei criteri da applicare? Sì, il buon senso impone di seguire alcune regole, per scrivere bene e farci capire dal pubblico che ci legge.
Regole da Seguire
- Utilizza solo parole straniere che non hanno una buona alternativa in italiano.
- Valuta se le parole straniere arricchiscono il testo in precisione o eleganza.
- Attenzione al plurale e al genere.
- Fai attenzione all’inglese orecchiato e ai falsi amici.
Tieni presente che spesso l’alternativa italiana c’è, ma è percepita come goffa o antiquata, perché il termine inglese è ormai entrato nell’uso comune. Parole come wireless, brand, gadget, badget o fashion, business, leader fanno parte del nostro comune lessico ed è corretto utilizzarle. Sono i cosiddetti forestierismi, o prestiti, parole che arrivano da altre lingue ma perfettamente integrate nella comunicazione di oggi.
Il punto della questione è allora questo: capire sin dove utilizzare le parole straniere e soprattutto non abusarne. Personalmente inserisco al massimo una parola inglese in una frase, e solo se di uso comune.
Forestierismi: Tra Virgolette o in Corsivo?
Fino a poco tempo fa una regola imponeva di scrivere in corsivo le parole straniere. Oggi però, dal momento che il numero di parole straniere che oramai troviamo anche nel vocabolario della lingua italiana va crescendo, si rischia solo di fare confusione. E poi, perché isolare tra virgolette o scrivere in corsivo una parola di uso corrente, comunemente intesa dal pubblico?
Il consiglio degli esperti di scrittura è quello di ricorrere al corsivo solo per le parole altamente specialistiche proposte per la prima volta, con la spiegazione del significato a seguire tra parentesi. Un po’ come ho scritto a inizio articolo quando ho parlato di itanglese.
Attenzione al Plurale e al Genere
Manager o managers? La regola è la seguente: Le parole inglesi usate nei testi in italiano non prendono la -s al plurale, soprattutto se sono integrate nella nostra lingua. Ma attenzione: Se le parole sono entrate nella nostra lingua al plurale, come ad esempio jeans o tapas, si usa il termine plurale anche al singolare.
Anche per il genere vale lo stesso concetto: non cambia. Infatti diciamo la brioche, la par condicio, il golpe, il patio. Per l’inglese però c’è un’eccezione. Di solito il genere si accorda con la corrispondente parola italiana. Diciamo infatti: lo speech, il target, la star, la Brexit, ma diciamo il web, anche se rete è femminile.
La regola, come insegna Luisa Carrada, è questa: Davanti a una parola straniera si usa solitamente l’articolo che si userebbe davanti a una parola italiana con lo stesso suono. Esempi: lo champagne (il suono è quello di scivolo), l’hamburger (in italiano la h è sempre muta).
Fai Attenzione all’Inglese Orecchiato e ai Falsi Amici
Quello che chiamo “inglese orecchiato” è l’inglese plausibile, credibile, che suona bene a noi italiani ma non è corretto. Ne sono un esempio alcuni cartelli che si trovano nelle pubblicità di negozi, dove leggiamo a caratteri cubitali Next Opening! Ma la scritta corretta sarebbe semmai Opening Soon.
I falsi amici sono invece quelle parole inglesi che, per la loro somiglianza sonora a una parola italiana, vengono usati come loro traduzione, ma in realtà hanno un significato completamente diverso. Ad esempio, in inglese:
- actually significa in realtà, non attualmente;
- eventually significa alla fine e non eventualmente;
- terrific significa fantastico e non terrificante.
Ci sono poi delle versioni “italianizzate” di alcune parole inglesi, soprattutto verbi, che si sono talmente diffuse nella nostra comunicazione che non ci facciamo quasi caso. Ma anche qui, sarebbe meglio non utilizzarle.
Esempi:
- Stiamo processando la sua richiesta (È più corretto: La sua richiesta è in lavorazione).
- Mi piace il modo con il quale ti sei approcciata al tema (Meglio scrivere: Mi piace il modo in cui hai affrontato il tema).
Tendenze Recenti e Pandemia
Cultura e società digitali: Da triage a lockdown passando per smart working, sono tanti i termini stranieri ormai entrati nel nostro quotidiano. E amplificati dall’uso nei social, dove pure abbonando i puristi. È giusto e corretto? Potrebbero essere sostituiti da parole nella nostra lingua?
Ed è quello che fa il gruppo Incipit dell’Accademia della Crusca, a cui lo stesso Giovanardi appartiene: non intende tradurre sempre e comunque qualsiasi termine inglese, ma segnalare l’ingresso delle parole che impattano sulla vita pubblica (contro quelle sedimentate è più complesso intervenire). “Se a un cittadino viene proposta una legge, deve essere messo nelle condizioni di capirla; poi al bar, a casa o sotto l’ombrellone ognuno può parlare come preferisce”.
Ma nei discorsi pubblici, quelli prodotti per esempio dalle istituzioni politiche, l’inglese sembra assolvere a uno scopo comunicativo di dubbia correttezza. “Pare che utilizzando un termine inglese per un provvedimento o un evento potenzialmente sgradito all’opinione pubblica, si possa edulcorarlo: penso alla famosa spending review*, che altro non è che un taglio della spesa pubblica. A essere maliziosi, verrebbe da pensare che l’inglese possa far passare questi provvedimenti senza suscitare troppo scalpore”*.
Una scelta precisa che non trova riscontro in altre grandi democrazie europee. Non in Spagna e in Francia,** con le quali un confronto linguistico immediato è possibile grazie anche alla pandemia che ci vede tutti coinvolti. “In Italia ci siamo immediatamente riempiti la bocca con lockdown, ma in Francia si è parlato di confinement e in Spagna di confinamiento*. Forse, nei contesti informali spagnoli e francesi usano l’anglicismo lockdown, ma nella comunicazione pubblica questo non avviene. Non potevamo usare anche noi confinamento?
Esempi di Termini Discussi Durante la Pandemia
Termine Inglese | Traduzioni Possibili | Note |
---|---|---|
Lockdown | Blocco, chiusura, serrata, isolamento | Usato internazionalmente, difficile da sostituire |
Triage | Smistamento | Francesismo già diffuso in ambito medico |
Smart working | Lavoro agile, telelavoro, lavoro da casa | Pseudoanglismo, in inglese si usano altre espressioni |
Movida | Animata vita notturna | Spagnolismo, indica uno stile di vita anticonformista |