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Turismo in Italia durante la pandemia

Nel 2020 la pandemia di Covid-19 ha determinato un'intensa flessione dei flussi turistici in tutto il territorio nazionale.

Anche nel nostro Paese i flussi turistici, a seguito della crisi sanitaria, hanno subito un profondo shock: in particolare, secondo i dati ISTAT l’incoming è diminuito drasticamente a marzo 2020 rispetto ai dati mensili dei due anni precedenti, raggiungendo circa 1,1 milioni e ad aprile 2020 la cifra è scesa a 809.000.

Il calo ha riguardato in misura più marcata la componente internazionale e, tra le aree geografiche, il Centro e il Mezzogiorno.

La crisi pandemica si è riflessa in un deterioramento delle condizioni occupazionali e in una contrazione del fatturato del settore turistico più marcati rispetto agli altri comparti.

Le imprese turistiche hanno fronteggiato il maggiore fabbisogno di liquidità che ne è derivato facendo ampio ricorso ai finanziamenti erogati da banche e società finanziarie; il ricorso alle moratorie e alle garanzie previste dagli interventi pubblici è stato più intenso rispetto agli altri settori in tutte le aree del Paese.

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La crisi non si è invece ancora riflessa negativamente sul numero di imprese attive e sulla qualità del credito in connessione con le moratorie e le misure di sostegno all'attività di impresa.

Ripresa del turismo post-pandemia

Nel periodo post-pandemico la situazione sta però gradualmente tornando alla sua configurazione precedente.

Tra il 2021 e il 2022 infatti sono sostanzialmente raddoppiati i pernottamenti nelle strutture ricettive all’interno dell’Unione europea.

Anche il nostro paese ha fatto registrare un graduale ritorno ai ritmi pre-Covid anche se le associazioni di categoria hanno segnalato alcune difficoltà per quanto riguarda il 2023.

Per avere un quadro completo della situazione dovremo attendere i dati consolidati di quest’anno ma certamente l’aumento dei prezzi legati all’inflazione e anche il clima estremo di questi mesi hanno avuto un peso importante sulle scelte degli italiani.

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Sono infatti questi ultimi in particolare ad aver preferito altre mete rispetto alle località turistiche nazionali, mentre i flussi provenienti dall’estero sembrerebbero, per il momento, non aver risentito di queste dinamiche.

Nel 2023 il turismo ha raggiunto 1.300 milioni di arrivi internazionali, ovvero quasi l’89% del dato 2019, un recupero che nel primo trimestre di quest’anno è salito al 97%.

L’Italia, considerando anche i flussi domestici, nel 2023 era al quarto posto in Europa per numero di arrivi nelle strutture ricettive (126,7 milioni, il 96,4% rispetto ai livelli 2019, quindi ancora inferiore ai livelli pre-pandemia), con un netto distacco dalla Francia, al primo posto con 178,8 milioni.

Lo scenario sviluppato da SRM stima per l’Italia un proseguimento, nel 2024, della crescita delle presenze turistiche che raggiungerebbero 467,2 milioni, vale a dire il +3,6% rispetto al 2023 e il 107% rispetto al dato del 2019.

Un risultato che evidenzia però un andamento del turismo nazionale più debole di quello estero.

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La componente domestica si stima che, con una crescita del 2,6% rispetto al 2023, possa finalmente superare anche se di poco i livelli pre-pandemici (101,6% rispetto al 2019).

Le presenze turistiche internazionali hanno invece una crescita più robusta, con un aumento del 4,5% rispetto al 2023, portandosi su livelli pari al 112,2% rispetto a quelli del 2019.

Anche il Mezzogiorno migliora le sue performance ma i dati evidenziano una ripresa più lenta che nel resto del Paese.

Le stime di SRM per il 2024 prevedono infatti 89,3 milioni di presenze, con una crescita rispetto all’anno precedente del 3,2%, leggermente inferiore al dato nazionale (+3,6%) ed un sorpasso della domanda sul 2019 del 103,1% a fronte del 107% dell’Italia.

Nel 2024 l’industria turistica mondiale e quella italiana in particolare tornano pienamente sopra i livelli del 2019 e cancellano il tracollo dovuto al Covid e la lenta risalita verso la normalità.

Nuove tendenze nel turismo

Come detto il concetto di vacanza e di turismo dopo la pandemia è cambiato è si è arricchito di nuovi elementi.

Attualmente si assiste al fenomeno del turismo esperienziale che enfatizza proprio l’esperienza intima e coinvolgente che sa regalare.

In Italia molto in voga è il turismo enogastronomico.

Un’occasione preziosa per la valorizzazione i prodotti e le tradizioni che rendono unico il nostro Paese e per celebrare uno dei grandi tesori italiani: la tavola.

Il turismo per tornare a crescere deve superare vecchi stereotipi, cogliere nuove opportunità e arricchire le motivazioni di viaggio.

Dopo la crisi sanitaria da Covid 19 la vacanza deve necessariamente trasmettere un senso di “normalità”, attraverso il godimento di paesaggi, l’esplorazione di territori di prossimità, “vicini” alle canoniche mete di sempre.

“I nuovi turisti cercano esperienze diverse, vogliono divertirsi.

Sentono la necessità di immergersi nella natura e nella cultura.

I tour operator hanno l’importante funzione di guidare le scelte che devono soddisfare tutte le esigenze per tornare a scoprire luoghi e culture.

Per molti è stato veramente difficile in questi mesi rinunciare a viaggiare e ora vogliono godere di ogni singolo minuto.

Strategie per il futuro del turismo

Il secondo punto, strettamente connesso al primo, è la Destagionalizzazione.

Oltre al mercato della stagione estiva, ne esistono altri di minori dimensioni ma con grandi potenzialità di crescita sui quali è opportuno investire per attirare flussi con altre motivazioni, in altri periodi, garantendo così la sostenibilità dell’intero sistema.

Il terzo punto individuato da SRM è la Delocalizzazione.

Le aree interne e quelle di prossimità alle grandi mete turistiche possono costituire un’offerta turistica alternativa e decongestionare i grandi centri dalla pressione turistica esercitando comunque un’attrazione rilevante grazie alla presenza di siti archeologici, borghi, parchi e aree protette, beni e siti Unesco e ad un vasto patrimonio enogastronomico.

Infine due elementi che sono invece interni all’impresa.

Il primo è la Digitalizzazione.

Le imprese devono impegnarsi nella riqualificazione tecnologica e sostenibile, anche per monitorare e gestire i cambiamenti e capire come influenzare i comportamenti dei turisti.

Il secondo invece è la Dimensione.

La quota di imprese che dichiarano un aumento di fatturato rispetto al 2019 passa dal 34% delle strutture con meno di 30 posti letto al 54% di quelle con oltre 100 posti letto.

C’è quindi una relazione diretta tra la dimensione aziendale e i risultati ottenuti.

Impatto economico del turismo

Oltre a essere un elemento importante nell’Unione europea - per la comunicazione tra stati e popoli e lo sviluppo culturale - il turismo ha anche un importante valore economico.

Il suo valore economico varia molto da stato a stato, sia in termini assoluti che in rapporto al valore economico aggiunto totale.

Per esempio, come si rileva nel report statistico Tourism satellite accounts di Eurostat, in Italia ci sono 4,5 milioni di posti di lavoro nell’industria del turismo (il record europeo).

Il paese in cui il turismo pesa di più sul totale del valore economico aggiunto è la Croazia (11,3%).

Seguono Portogallo e Spagna (con rispettivamente l’8,1% e il 6,9%) e al quarto posto c’è l’Italia (6,2%).

La nostra banca, in questa occasione, ha rinnovato il suo impegno per il turismo con 10 miliardi di euro di nuovo credito per affiancare la crescita delle imprese del settore e per cogliere le opportunità previste da PNRR e iniziative ministeriali.

Tabella: Pernottamenti in strutture ricettive nei paesi UE (2022)

Paese Pernottamenti (milioni)
Spagna 452
Germania Circa 42
Francia Più di 27
Italia Circa 26

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