Turismo Sessuale Femminile in Egitto: Dati e Statistiche
“Non vi sono né turismo né sviluppo se lo Stato non garantisce sicurezza e rispetto dei diritti umani”.
Il turismo in Egitto si caratterizza per una situazione di schiavismo che riguarda le classi sociali più basse.
Soltanto le imprese estere attuano contratti lavorativi negli standard.
Anche nelle città più visitate non vi è distribuzione economica dei benefici del turismo, poiché tutti gli introiti vanno alle imprese private e al Governo.
Sul versante sicurezza, il Governo non fa abbastanza per consentire uno sviluppo adeguato del turismo, con la conseguenza che l’afflusso di visitatori ha subito un forte arresto.
Leggi anche: IA e il futuro del turismo
Diversi Paesi del continente sono diventati con il tempo veri e propri paradisi del turismo sessuale.
Dalle donne mature ai giovani dirigenti o uomini d’affari, molte destinazioni note sono regolarmente frequentate da turisti occidentali in cerca di piacere che vogliono soddisfare i loro desideri sessuali o mettere in atto pratiche che sarebbero punibili con il carcere nei loro Paesi d’origine.
La prostituzione e il commercio sessuale sono due fenomeni di cui sentiamo parlare in maniera sempre più significativa con riferimento al continente africano.
Negli ultimi decenni, sono infatti stati portati all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale dati e tendenze su prostituzione e commercio sessuale in diversi Paesi dell’Africa. Basti pensare a Marocco ed Egitto, considerati oggi dei veri e propri hub internazionali della prostituzione in Nord Africa.
Oppure alla Nigeria, dove il problema della prostituzione forzata, in particolari di giovani ragazze, è più grave che in qualsiasi altro Paese africano e il fenomeno risulta legato a forme di sfruttamento e reti criminali riconducibili alla tratta internazionale di esseri umani.
Leggi anche: Analisi del rapporto turismo-PIL in Italia
Con le restrizioni sviluppate nel Sud-Est e nell’Est asiatico e la mancanza di controlli nei Paesi africani, il continente africano è diventato una delle mete preferite dei turisti sessuali, prevalentemente europei.
Una delle ragioni principali della mancanza di conoscenza sul fenomeno è l’assenza di dati concreti, unita al fatto che vari tabù influenzano ancora l’atteggiamento nei confronti del commercio sessuale in Africa.
Caratteristiche del Turismo Sessuale in Africa
In diversi Paesi africani il turismo sessuale è in aumento.
Sebbene le caratteristiche del fenomeno varino a seconda delle specificità di ciascun Paese, è possibile identificare degli elementi comuni.
Se questo resta vero, va tuttavia sottolineato che sempre più donne occidentali visitano l’Africa alla ricerca di uomini “giovani, forti e virili”.
Leggi anche: Regolamentazione delle Ferie nel Turismo
I minori coinvolti nel turismo sessuale sono spesso bambini abbandonati dalle loro famiglie o addirittura incoraggiati da queste ultime o dai loro tutori a prostituirsi per diventare fonte di guadagno.
I bambini vengono inviati nelle camere d’albergo dei turisti che visitano l’Africa per poter agire liberamente al riparo dalle sanzioni giudiziarie che potrebbero subire nei loro Paesi d’origine.
I principali fattori che spingono i minori verso questo commercio sono l’esclusione sociale e la povertà.
Esempi di Paesi Africani Coinvolti
- Senegal: Nella città di Saly, si riscontra prostituzione clandestina, con turisti sessuali, spesso pensionati europei, in cerca di giovani senegalesi.
- Gambia: Dagli anni ’90, è meta preferita per donne europee in cerca di esperienze sessuali con giovani africani, fenomeno legato al colonialismo e alla dipendenza dal Regno Unito. Sono presenti i "bumsters", giovani gambiani impoveriti che si concedono a donne occidentali in cambio di regali o denaro.
- Tanzania: Il turismo sessuale, praticato soprattutto nei complessi alberghieri e diffuso a Zanzibar, ha gravi conseguenze sanitarie, favorendo la diffusione dell’AIDS.
- Kenya: La costa sta diventando una destinazione popolare per turisti alla ricerca di prostitute minorenni, con un’alta incidenza di sfruttamento sessuale minorile a causa della povertà diffusa.
Turismo Sessuale in Egitto
L'Egitto è meta di turismo sessuale per i ricchi islamici del Golfo Persico, a caccia di spose bambine per un'estate.
La primavera araba, il crollo del turismo, l'aumento della povertà: queste le possibili cause del fenomeno denunciato dal Dipartimento di Stato americano.
Un mese, due, e poi i turisti tornano nel loro Paese, nei casi più fortunati portando con sé le piccole schiave che diventeranno domestiche.
L'Egitto teoricamente vieta i matrimoni con minori, ma la legge viene aggirata falsificando i documenti per aumentare l'età delle bambine e diminuire quella dei futuri mariti.
In questo modo gli uomini si mettono la coscienza a posto rispetto ai vincoli religiosi e, allo stesso tempo, ottengono libero accesso negli alberghi, che in molti casi chiedono alle coppie di mostrare i documenti che attestano l'avvenuto matrimonio.
Nel Paese sarebbero tra i 200mila e il milione i bambini di strada - maschi e femmine - costretti alla prostituzione, alla schiavitù o all'elemosina.
Molti finiscono a lavorare in casa di egiziani benestanti; o nei campi, non pagati, vessati psicologicamente e fisicamente; oppure vengono rapiti per lavorare in Giordania; mentre bambine e ragazze diventano mogli "a tempo", in particolare al Cairo, Alexandria e Luxor.
In certi casi si tratta di figli di immigrati o rifugiati dall'Asia, dall'Africa sub-sahariana, e in misura minore anche dal Medio Oriente.
Donne indonesiane, filippine, ma anche sudanesi, eritree, etiopi e singalesi vengono usate come schiave domestiche: senza tempo libero o salario, vengono loro ritirati i documenti e conducono un'esistenza fatta di violenze fisiche e sessuali che arrivano fino alla tortura.
Alcuni di loro sono colpiti a morte dalle guardie di frontiera.
Fino a 15 anni di prigione e multe fino a 33mila dollari.
È perseguito il traffico sessuale e il lavoro forzato, con pene che partono dai 5 anni di reclusione.
«A causa dell'instabilità politica - spiega il rapporto - e della diminuita efficacia di leggi e tribunali, il governo non ha mai fornito informazioni o statistiche su questi crimini, o sul sistema di persecuzione e investigazione del fenomeno, compreso quello dei "matrimoni estivi".
La gigantesca metropoli, con un’area urbana abitata da quasi 22 milioni di persone, vive amplificate le difficoltà che affliggono tutte le principali città egiziane.
Alla lentezza negli spostamenti e all’inquinamento, si aggiungono la carenza di alloggi, la scarsità di acqua potabile, la disoccupazione giovanile e servizi di base scadenti o pressoché inesistenti.
La Central Agency for Public Mobilization and Statistics, l’istituto nazionale di statistica locale, ha certificato 105,9 milioni di abitanti alla fine del 2023, con un incremento di 750mila persone nel secondo semestre dell’anno appena concluso.
Per avere un’idea della rapidità con cui la popolazione aumenta, basti pensare che, al momento del crollo del regime trentennale di Hosni Mubarak sotto il peso delle proteste di piazza del 2011, gli egiziani erano poco più di 80 milioni.
Si tratta di una popolazione che il Paese nordafricano semplicemente non può ospitare.
Solo l’11% del territorio è abitabile e, escludendo le aree dedicate all’agricoltura, resta un 5% scarso per uso abitativo, industriale e commerciale.
Non sorprende quindi che, in alcuni quartieri del Cairo o di Alessandria, la densità di popolazione superi i 13mila abitanti per chilometro quadrato.
Gli egiziani sono stipati lungo le due sponde del Nilo, in una fascia di terra fertile che non si allontana mai più di 15-20 km dal fiume, nonché nel delta mediterraneo e, in misura minore, in diverse città-oasi e lungo le coste.
Non a caso, l’Egitto era definito in antichità come un “dono del Nilo”.
Da questo ramo del fiume proviene il 57 % dell’acqua del Nilo.
Il tasso di fecondità, secondo i dati contenuti nell’aggiornamento del 2022 del World Population Prospects pubblicato dalle Nazioni Unite, è di 2,87 nascite per donna.
La società egiziana, soprattutto negli ambienti più conservatori e nelle aree rurali, considera una famiglia numerosa come un dono divino.
Mancano poi programmi adeguati di educazione sessuale nelle scuole e non tutti i medici sono formati o disponibili a seguire le famiglie su un tema considerato tabù come la contraccezione.
L’interruzione di gravidanza è vietata e punita, a seconda dei casi, con la detenzione o i lavori forzati dagli articoli 260 e seguenti del codice penale del 1937, fatta eccezione per i casi in cui la gestante sia in pericolo di vita.
Per tante famiglie egiziane, la prole è l’unica ricchezza sulla quale contare per il futuro, una sorta di assicurazione sulla vita in un Paese dove un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e un altro 30% non si allontana troppo da essa.
Dinanzi a un boom demografico che sembra non conoscere limiti, le iniziative volute dal governo per ridurre le nascite si sono rivelate finora largamente insufficienti.
La rimozione dei sussidi introdotti già dall’epoca nasseriana per spronare le donne ad avere più bambini non ha prodotto effetti.
Anche perché la misura principale prevedeva un premio di 1.000 sterline egiziane per ogni nuovo nato a partire dal terzo figlio, cioè l’equivalente di meno di dieci pasti in un ristorante di medio livello.
Nel 2018, le autorità hanno annunciato un investimento di quasi 20 milioni di dollari per finanziare una vasta campagna di educazione alla pianificazione familiare denominata “Due bastano”.
L’obiettivo era di aumentare la consapevolezza delle coppie sui contraccettivi, rendendoli di più facile reperibilità e a prezzo calmierato, nonché sui rischi di gravidanze continue.
TAG: #Turismo