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Turismo sessuale in Thailandia: statistiche, leggi e implicazioni etiche

Il turismo sessuale a danno di minori non rappresenta una novità all’interno del vasto panorama delle problematiche riguardanti la tutela dei minori, ma si tratta di un fenomeno che, specialmente a causa dell’abbassamento dei costi di trasporto, nel corso degli ultimi decenni ha visto una notevole espansione, permettendo un sempre più semplice incontro tra domanda, proveniente prevalentemente dai paesi più avanzati economicamente, e offerta, che invece coinvolge in misura preponderante i paesi più poveri dell’America Latina e del Sud Est Asiatico.

Col termine turismo sessuale a danno di minori si intende lo sfruttamento sessuale di bambini da parte di individui che hanno viaggiato dalla loro città, area geografica o paese e durante questo viaggio hanno avuto contatti sessuali con minori.

Il percorso del turismo sessuale sta diventando fortemente preparatorio ad un consumo sul territorio: prepara e costruisce il cliente.

Se guardiamo l'insieme delle forze dell'ordine, bisogna riconoscere che la Polizia postale e delle comunicazioni ha maggiormente sviluppato una specializzazione, tanto da essere riconosciuta a livello europeo e mondiale.

La difficoltà di una precisa misurazione del dato quantitativo deriva da due fattori: la forte mobilità della prostituzione minorile e il fatto che l'Italia è uno dei maggiori Paesi di transito nel contesto europeo.

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Quadro giuridico e convenzioni internazionali

Sebbene sia possibile effettuare una lettura estensiva dei principali trattati internazionali di tutela dei diritti umani al fine di includere una prima forma di protezione dal turismo sessuale a danno di minori, è solo nel 2000, con l’adozione del protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente la vendita, la prostituzione e la pornografia rappresentante minori, che il tema del turismo sessuale trova un esplicito richiamo.

Fin dal suo Preambolo, infatti, si riconosce un’allarmante diffusione del turismo sessuale a danno di minori e dei suoi relativi sviluppi ovvero prostituzione minorile, pedopornografia e traffico di minori.

In esso, il Comitato evidenzia il fatto che spesso gli obblighi e le responsabilità in materia di protezione dei diritti dei minori superano lo stato e i servizi direttamente controllati da esso, rendendo necessario, nel caso del turismo sessuale, un controllo del settore commerciale.

Tale considerazione trova conferma nel fatto che il mercato del turismo sessuale a danno di minori è spesso facilitato e incentivato da agenzie viaggio, tour operators e hotel situati sia nei paesi di origine sia di destinazione.

Sotto il profilo della tutela dal turismo sessuale in ambito europeo, ha assunto un ruolo fondamentale la stipulazione in seno al Consiglio d’Europa della Convenzione di Lanzarote nel 2007, il cui art. 24 obbliga gli stati ad introdurre il reato di istigazione a pratiche di pornografia e pedopornografia, configurando come attività illecita le pubblicità contenti allusioni alla possibilità di intraprendere viaggi turistici a fini di sfruttamento sessuale a danno di minori.

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Legislazione negli Stati Uniti e in Italia

Nella direzione della persecuzione di propri cittadini che hanno commesso reati di turismo sessuale a danno di minori all’estero si sono orientati anche gli Stati Uniti attraverso l’adozione di una normativa nazionale nel 2003 nota come Protect act, la cui applicazione ha portato alla condanna di trentotto cittadini statunitensi nei primi tre anni dalla sua adozione.

Il primo cittadino americano condannato in applicazione delle norme contenute nel Protect Act fu M.L.C, 69 anni, accusato di aver avuto rapporti sessuali con due giovani rispettivamente di 10 e 13 anni in Cambogia, dove risiedeva da cinque anni.

Nel giugno 2003 è stato arrestato dalla polizia cambogiana ed estradato negli Stati Uniti. A seguito delle investigazioni della polizia americana, è stato stimato che abbia commesso abusi a danno di oltre 50 bambini nel periodo intercorso tra il 1998 e il 2003. È stato pertanto condannato ad 8 anni di detenzione.

Per quanto riguarda l’applicazione del principio di extraterritorialità nell’ordinamento italiano con riferimento al reato di turismo sessuale a danno di minori, assume un ruolo fondamentale la legge n. 268 del 1998.

Con essa sono stati introdotti nel codice penale italiano gli artt. 600-bis, attraverso il quale è possibile punire la condotta del cosiddetto turista sessuale e 600-quinques, relativo al divieto di iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile il quale prevede una punizione per “chiunque organizza o propaganda viaggi finalizzati alla fruizione di attività di prostituzione a danno di minori o comunque comprendenti tale attività”.

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Per la prima sentenza di condanna è stato necessario attendere nove anni, quando il Tribunale di Milano ha giudicato colpevole un cittadino italiano, accusato e di aver violato gli artt. 600-bis, 600-ter. 600 quater. 600 sexties. 609 - quater del codice penale italiano, per azioni poste in essere in Thailandia e Cambogia nel periodo 2001 e 2004.

Il caso in questione risulta particolarmente rilevante in quanto permette di individuare alcuni importanti elementi di forza e debolezza che caratterizzano questo tipo di reato, specialmente sotto il profilo della complessità del contesto all’interno del quale queste forme di abuso hanno luogo.

Da un lato, le intercettazioni svolte della Polizia italiana hanno evidenziato un quadro allarmante di abuso su minori non solo accettato ma spesso facilitato dalle stesse famiglie oltre che dalle comunità di appartenenza dei minori.

La situazione in Thailandia

I gusti sono soggettivi e personali, ma non è un segreto che le ragazze Thailandesi abbiano un fascino ammaliante.

L’unicità della bellezza delle ragazze Tailandesi si deve all’incontro di molteplici etnie, anticamente insediatesi nel regno della Thailandia, proveniendo da Cina, Malesia, Laos, Cambogia e Mayanmar.

Luogo di grande libertà di costume e idee, la Thailandia è un Paese in cui gli incontri e la socialità avvengono molto facilmente.

Tenete presente, pertanto, che potrete fare incontri molto vari, e imbattervi in persone seriamente interessate a una relazione.

La maggior parte della popolazione thailandese, infatti, ha uno stile di vita sobrio, dei costumi pressoché occidentali, e predilige il matrimonio.

Ma altrettanto spesso potrete incontrare donne e uomini che offrono la propria compagnia in cambio di denaro.

Statistiche recenti circoscrivono comunque il fenomeno della prostituzione a circa 300 mila individui su una popolazione di quasi 70 milioni di abitanti. Il numero sarebbe, inoltre, in diminuzione, grazie ai costanti cambiamenti della società Thailandese.

Ad ogni modo, occorre sapere che la libertà culturale propria del popolo thai, non condanna la prostituzione, né discrimina chi la esercita.

A differenza della zone turistiche più alla moda, in cui la movida notturna è trasgressiva, nella regione del nord (Ciang Mai, Udon Thani, Buri Ram, Surin) e in alcuni arcipelaghi incantati (Koh Chang su tutti!), il fenomeno della prostituzione è piuttosto raro.

Per questo motivo, Bangkok è la meta preferita dai single in cerca di divertimento e avventure, grazie ai suoi quartieri a luci rosse (Patpong, Nana Plaza e Soi Cowboy), costellati di locali, nightclub e go-go bar.

Va avanti così da decenni nell’ex villaggio di pescatori sul golfo della Thailandia dove negli anni sessanta, quando arrivarono dal Viet­nam i soldati statunitensi per riprendersi dalla guerra, sorse un enorme quartiere a luci rosse. Da allora Pattaya è una calamita per uomini da tutto il mondo alla ricerca di sesso a buon mercato e per donne tailandesi - spesso madri sole - che non riuscendo più a guadagnarsi da vivere in un altro modo se ne vanno a Sin City, la città del peccato, com’è soprannominata.

Lì possono lavorare in uno delle migliaia di beer bar, gogo-bar, gentleman club o blowjob bar. Anche lungo il viale sulla spiaggia, a pochi metri l’una dall’altro, una donna o un ladyboy (una transessuale o un ragazzo gay effeminato) si offrono per mille bath (25 euro) a notte. Il tutto sotto gli occhi della polizia, anche se in Thailandia il lavoro sessuale è illegale.

Tentativi di regolamentazione e depenalizzazione

Le cose però potrebbero cambiare grazie a un numero crescente di ong, attivisti e parlamentari che chiedono la legalizzazione del lavoro sessuale in Thailandia. Si preoccupano per le centinaia di migliaia di uomini e donne dell’industria del sesso, le cui misere condizioni sono emerse in modo evidente durante la pandemia di covid-19.

Non avevano diritto agli aiuti del governo né all’assistenza sanitaria e spesso non potevano nemmeno rivolgersi alle loro famiglie. Si sono rifugiate in anguste stanze sopra i bar deserti e sono sopravvissute grazie all’aiuto delle ong.

Anche la preoccupazione per il traffico di esseri umani, la prostituzione minorile e l’aumento delle disuguaglianze economiche nel paese hanno un peso nel dibattito pubblico sul tema.

Secondo le stime di Boonwara, circa il 60 per cento delle lavoratrici del sesso sono giovani madri single provenienti da regioni povere: “In campagna, poi, le figlie devono occuparsi dei genitori e dei nonni”.

Dal 2023 è cominciata una campagna che chiede di depenalizzare il lavoro sessuale: “Così la polizia non potrà più pretendere mazzette o favori sessuali per chiudere un occhio”. Un fenomeno molto diffuso, dice Boonwara.

“Una volta schedati, è impossibile tornare ad avere la fedina penale pulita. Ecco perché quasi tutti preferiscono pagare”. Come primo passo, alla fine del 2023 il governo ha tolto alla polizia la facoltà di riscuotere multe per il lavoro sessuale, incaricando invece il ministero per lo sviluppo sociale e i diritti umani. “Ma nella pratica nessuno lo sa”, spiega.

La seconda opzione è la legalizzazione (e la regolamentazione), con l’istituzione di un sistema di permessi e la registrazione degli operatori sessuali presso il ministero degli affari sociali e il fisco: “Quasi tutti i parlamentari preferiscono questa opzione perché così è possibile, per esempio, indicare dov’è consentito il lavoro sessuale, come avviene a Singapore o nei Paesi Bassi”.

Per lo stato la legalizzazione comporterebbe ulteriori entrate fiscali, più contributi per la previdenza sociale e magari anche più turismo sessuale. Le lavoratrici e i lavoratori del sesso avrebbero diritto, per esempio, a un’assicurazione sanitaria, a un congedo di maternità e alla pensione. Inoltre, sarebbero meno vulnerabili nei confronti della polizia, dei datori di lavoro e degli sfruttatori.

Yong Yoon, economista del lavoro dell’università Chulalongkorn a Bang­kok, si preoccupa per la sicurezza di chi lavora nel settore. Mette in guardia da un effetto negativo della legalizzazione. “Normalizzando il lavoro sessuale, rischiamo di dimenticare che nessuno lo fa per divertimento”. Serve un approccio prudente, suggerisce Yoon, che depenalizzi il lavoro sessuale senza però romanticizzarlo.

Statistiche e dati rilevanti

Il numero verde non è stato più rifinanziato dal Ministero delle pari opportunità.

Nei due anni 2007 e 2008, secondo il terzo rapporto ANCI sui minori non accompagnati, quasi 200 minori sono stati inseriti in un percorso ex articolo 18, il 61 per cento dei quali perché vittime di sfruttamento sessuale.

Sono stati inoltre registrati mediamente 500 denunciati per pornografia minorile, in base all'articolo 600-ter c.p., un fenomeno comunque riconducibile allo sfruttamento economico della sessualità minorile.

Gli studi a disposizione e alcune indagini che abbiamo condotto a Rovigo e in altre città d'Italia, evidenziano la presenza di una quota pari al 4-5 per cento di minorenni anche tra i clienti della prostituzione minorile.

L'Italia sta diventando negli ultimi tempi uno dei Paesi di maggior pratica del turismo sessuale, nonostante l'intenzione di prevenzione della legge che non ha ancora raggiunto l'efficacia auspicata.

La prima è strettamente connessa con il fenomeno della violenza sessuale: più aumenta la violenza sessuale, più aumenta la prostituzione e in generale il fenomeno della prostituzione minorile, un fenomeno che non è più solo femminile, ma che è diventato in modo non irrilevante anche maschile.

La seconda causa è l'assenza di un accompagnamento familiare nell'ambito dei flussi di irregolari di minori non accompagnati. Il fenomeno necessiterebbe di un immediato monitoraggio.

Una quarta causa è rappresentata dalle famiglie multiproblematiche, all'interno di famiglie che non sono assistite, dove sono presenti problemi diversi che vanno dall'alcolismo del padre a un disagio mentale della madre, o alla tossicodipendenza di un figlio, di un fratello.

Una seconda conseguenza è la totale caduta di ogni forma di autostima da parte del soggetto, percependosi la persona come mero oggetto.

Una terza conseguenza, spesso segnalata dai centri di accoglienza delle comunità alloggio, è il desiderio di annientarsi, di punirsi, di degradare con sé l'altro ripagando con la violenza sul cliente la violenza subita.

Una delle motivazioni di fondo che spinge il cliente verso la prostituta minorenne, riguarda la ricerca del comportamento a rischio e trasgressivo come elemento in grado di rafforzare la propria autostima, distogliendola dal grigiore di una vita senza particolari attrattive.

Riteniamo molto importante il testo della legge n.

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