Escursioni sul Monte Cengio: Sentieri e Storia
Quando la storia trasforma la natura: l’escursione sul Monte Cengio ci riporta indietro di molti anni, ad una delle più tragiche battaglie della Prima Guerra Mondiale sull’Altopiano dei Sette Comuni. Ultimo baluardo a difesa della pianura vicentina, il Monte Cengio oggi è una montagna sacra alla Patria ed è inserito nell’Ecomuseo della Grande Guerra delle Prealpi Vicentine.
Il Monte Cengio è una montagna del territorio comunale di Cogollo del Cengio (VI) posta all’estremità sud-ovest dell’Altopiano dei Sette Comuni allo sbocco della Val d’Astico, aggettante le frazioni di Casale e Schiri situate poco ad est di Arsiero.
Un Percorso Ricco di Storia
Mentre camminiamo tra trincee, gallerie e mulattiere di arroccamento, dobbiamo pensare che proprio qui, nel 1916, i soldati italiani combatterono e si sacrificarono per fermare la Strafexpedition. Una menzione speciale va alla Brigata Granatieri di Sardegna, comandata dal generale Pennella. Il Monte Cengio fu conquistato dagli austro-ungarici la sera del 3 giugno, ma le perdite furono ingenti per entrambi gli eserciti. Solo il 24 giugno, dopo che gli austriaci si ritirarono dai territori occupati, i soldati italiani tornarono finalmente sul Cengio.
La Grande Guerra ha trasformato in storia la natura dell’Altopiano di Asiago, lasciandovi tracce ovunque. L’episodio a essa legato risale al maggio 1916, quando l’esercito austroungarico lanciò un’offensiva sugli altopiani veneti, la Strafexpedition, voluta per punire il tradimento italiano alla Triplice Alleanza.
Per fermare l’avanzata austriaca che aveva travolto in pochi giorni la linea di difesa posta sulle creste settentrionali, seimila uomini della Brigata Granatieri di Sardegna, comandati dal Gen. Pennella, furono inviati sulla propaggine meridionale dell’Altopiano. Scrisse il Gen. Pennella: “Si narrava già di aver veduto rotolare per le rocce strapiombanti sull’Astico nel furore dell’ardente lotta, grovigli umani di austriaci e granatieri”.
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La montagna cadde in mano nemica il 3 giugno 1916, ma il sacrificio della Brigata Granatieri di Sardegna riuscì a fermare l’invasione della pianura.
Informazioni Utili per l'Escursione
Il Monte Cengio si trova nel comune di Cogollo del Cengio. In entrambi i piazzali è disponibile un parcheggio gratuito dove è possibile lasciare l’automobile. Sia che fatta in un verso, che nell’altro, l’escursione è lunga circa 4 km con un dislivello di circa 150 m.
Il sentiero è largo e protetto da una recinzione, ma esposto. Ad ogni modo ciò va tenuto in considerazione qualora si soffra di vertigini.
Dettagli Tecnici
- Monte Cengio: 1.354 m
- Località di partenza: parcheggio Piazzale Principe di Piemonte, Cogollo del Cengio (VI)
- Quota di partenza: 1.286 m
- Quota di arrivo: 1.354 m
- Dislivello: 213 m (dislivello totale positivo)
- Difficoltà: E (molti tratti esposti ma protetti)
- Tempo di percorrenza: 2h per l’anello completo
Segnaletica e Sentieri
- Dal Piazzale Principe di Piemonte al Rifugio Al Granatiere/Piazzale dei Granatieri, sentiero n° 651
- Dal Rifugio Al Granatiere/Piazzale dei Granatieri al Piazzale Pennella, sentiero n° 651
- Dal Piazzale Pennella al Monte Cengio, sentiero n° 651
- Dal Piazzale Pennella alla Trincea dei Granatieri e all’Osservatorio, sentiero n° 643
- Dal Piazzale Pennella al Rifugio Al Granatiere/Piazzale dei Granatieri, sentiero n° 651
- Dal Rifugio Al Granatiere/Piazzale dei Granatieri al Piazzale Principe di Piemonte, strada asfaltata, nessuna numerazione
Percorso Dettagliato
Dal Piazzale Principe di Piemonte 1.286 m si seguono le indicazioni verso il Monte Cengio 1.354 m imboccando il sentiero n° 651. Si transita accanto alla vecchia cisterna d’acqua e si visita nei pressi il primo ricovero in caverna. Si continua lungo il sentiero passando accanto alla galleria cannoniera e alla granatiera (visitabili), quindi alzandosi leggermente per visitare la trincea soprastante si arriva poi a quota 1.363 m.
Ridiscesi, si procede in una lunga galleria dove era presente il sistema idrico del Cengio e, una volta tornati all’esterno si segue l’esposta mulattiera di arroccamento arrivando al Rifugio al Granatiere 1.277 m. Da questo punto ci si abbassa sempre in esposizione imboccando il secondo tratto della mulattiera, qualche metro a sud rispetto al rifugio. Si giunge quindi al Piazzale dei Granatieri 1.275 m e da qui si procede in salita lungo il percorso che presenta numerose gallerie scavate nella roccia.
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Nella parte finale si passa nello stretto passaggio roccioso nei pressi del “Salto del Granatiere”, e quindi si attraversa la Galleria di Comando per uscire sul Piazzale Pennella. Da qui, tramite una comoda sterrata, si sale verso sud in pochi minuti sulla vetta del Cengio, nella Zona Sacra. Dirigendosi verso nord-ovest invece si visitano prima una batteria in caverna per artiglieria, un ricovero in caverna e la Trincea dei Granatieri, per poi arrivare alla quota 1.332 e alla postazione dell’Osservatorio.
Il ritorno da Piazzale Pennella avviene per la strada militare classica fino al Rifugio al Granatiere e da qui, lungo l’asfalto, si rientra a Piazzale Principe di Piemonte dove si recupera l’auto.
La Battaglia del Monte Cengio
All’alba del 26 aprile 1916 lo Stato Maggiore iniziò a credere veramente alle informazioni che giungevano dal Trentino: l’Impero era pronto a lanciare un’offensiva generale verso l’Italia. Dopo un bombardamento preparatorio da parte di tutti i cannoni disponibili nelle batterie e nei forti, l’azione delle truppe imperiali iniziò alle 6:00 del mattino del 15 maggio 1916. Era cominciata l’offensiva di Primavera (o di Maggio), più impropriamente detta Strafexpedition, un assalto punitivo nei confronti dell’Italia per non aver rispettato gli accordi della Triplice Alleanza.
Le forze italiane della 1° Armata che difendeva il confine dal Passo dello Stelvio al Passo Rolle erano composte da 98 battaglioni per un totale di 75.000 uomini. Gli imperiali invece erano raggruppati all’interno del Gruppo d’Armata “Arciduca Eugenio”, una grande unità di cui facevano parte ben 4 armate.
Nei giorni successivi i forti italiani di Punta Corbin, Campolongo, Verena e Casa Ratti furono bombardati da un obice Skoda da 305 mm. Il 26 maggio 1916 Forte Corbin venne dichiarato dagli austriaci tranquillo e inservibile. Grazie al ritiro delle truppe italiane presso Barcarola, gli imperiali avanzarono verso Arsiero, occupando il 27 maggio un paese ormai abbandonato.
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Una volta preso anche Monte Cimone, sull’Altopiano di Tonezza, la strategia del maresciallo Franz Conrad von Hötzendorf comprendeva la conquista dei capisaldi laterali posti allo sbocco della Val d’Astico dopo Arsiero, ossia il Monte Cengio a sinistra e il Monte Novegno-Priaforà a destra.
Il 28 maggio, dopo ripetuti assalti, le pattuglie austriache riuscirono a forzare le linee difensive italiane occupando Asiago e Camporovere. La nuova linea difensiva approntata per l’occasione si basava sullo schieramento delle forze a disposizione presso il massiccio delle Melette, sul Monte Lemerle e sul Monte Zovetto.
In tutto questo, Monte Cengio, una montagna situata all’estremità meridionale dell’Altopiano di Asiago alta 1354 metri, rappresentava l’ultimo baluardo a guardia della pianura vicentina. Per presidiare la zona, il Generale Cadorna inviò dal fronte dell’Isonzo la Brigata Granatieri di Sardegna (formata dal 1° e 2° Reggimento) che raggiunse il luogo designato il 21 maggio. Al comando di questo Corpo c’era il Generale Giuseppe Pennella.
L’obiettivo degli italiani era uno solo: fermare l’avanzata austriaca lungo le propaggini del Cengio mediante anche le poche batterie appena installate che battevano il territorio sottostante. Il resto dell’equipaggiamento era veramente penoso; munizioni e riserve di viveri ed acqua erano a malapena sufficienti.
Le truppe della 28° Divisione austroungarica, dopo un breve scontro con gli italiani, riuscirono ad occupare Forte Corbin, distante solo qualche chilometro dal Monte Cengio. Quasi senza combattere, questo baluardo difensivo cadde in mano austriaca.
Il 30 maggio, a contrattacco già in corso, arrivò la notizia che cospicue forze nemiche avevano attaccato le linee italiane a Treschè Conca, facendo crescere la paura di essere presi alle spalle. I ripetuti tentativi di sfondamento da parte degli austriaci costrinsero i reparti delle truppe italiane rimanenti che stavano combattendo a Treschè Conca, ad arretrare e costituire una nuova linea difensiva sul versante nord del Cengio.
Complessivamente, la mattina del 31 maggio 1916, sul settore Cengio-Boscon stavano operando due compagnie del 1° Reggimento Granatieri e un battaglione del 2° Granatieri, oltre ad una compagnia del 154° Fanteria Brigata Novara. A sbarrare la Val Canaglia e quindi la discesa verso la pianura, pronta a supportare queste truppe era un battaglione del 2° Granatieri con il 142° Fanteria Brigata Catanzaro.
Gli italiani resistettero in quella giornata ai duri scontri sulle pendici nord del Cengio, ma furono costretti a ripiegare in località Fondi e sul Monte Belmonte. La Val Canaglia era ora seriamente minacciata da un’avanzata austroungarica.
All’alba del 1° giugno l’artiglieria austriaca riprese con insistenza a martellare le postazioni italiane con la fanteria che tentò di sfondare in più punti. I Granatieri e tutti gli altri reparti coinvolti opposero una tenace ed eroica resistenza a difesa della Val Canaglia e del settore del Cengio, riuscendo a riconquistare piccole porzioni di terreno perduto.
Il 2 giugno, la 34° Divisione austroungarica assieme alle migliori truppe asburgiche, sfruttando la conformazione del terreno, intrapresero un attacco più massiccio nella zona del Monte Cengio, Monte Barco e Monte Belmonte. Miracolosamente le truppe italiane, sebbene esausti dal prolungarsi degli scontri, riuscirono a tenere duro mantenendo le posizioni con grosse perdite.
Ormai accerchiati e decimati con le linee sfondate in più punti, senza munizioni e quasi più viveri, i resti del 2° Granatieri guidati dal Colonnello Malatesta, armarono cuochi, scrittori e tutti coloro che non avevano mai sparato un colpo, e si lanciarono in un assalto alla baionetta ottenendo importanti risultati.
Durante la notte del 3 giugno, truppe della 32° Divisione italiana arrivarono sul Cengio dando il cambio agli uomini provati della 30°. Gli austriaci, che ormai vedevano l’obiettivo della pianura a portata di mano, la mattina dello stesso giorno ripresero incessantemente il bombardamento e sferrarono un rinnovato assalto contro i Granatieri.
Senza munizioni, decimati, spossati e senza possibilità di vittoria, si lanciarono all’attacco anche i resti del IV Battaglione del 1° Reggimento Granatieri comandati dal Capitano Federico Morozzo della Rocca. Baionetta in pugno l’assalto fu un suicidio e l’intero battaglione fu spazzato via.
Sul Monte Cengio gli ultimi Granatieri superstiti, rimasti privi di tutto, vennero accerchiati da numerose forze nemiche. Costretti ad arretrare e in una situazione disperata, si lanciarono in un ultimo assalto alla baionetta brandendo i moschetti come mazze.
I Granatieri rifiutarono di arrendersi e, dopo essere riusciti a salvare la bandiera reggimentale, si lanciarono sui soldati austriaci fondendo il proprio corpo con il loro. Creando un’unione surreale, vinti e vincitori, precipitarono nell’abisso profondo quasi 1400 metri. Il luogo dove avvenne questo tragico episodio, sull’appicco sommitale del Cengio, venne allora chiamato il Salto del Granatiere.
Dopo giorni di combattimenti si registrarono pesanti perdite tra le fila italiane. Anche da parte austriaca però ci furono perdite importanti. L’assalto al Cengio era un costato prezzo molto alto.
Nella notte il Generale Pennella comunicò l’ordine ai Granatieri di ripiegare nel fondovalle dato che fino ad ora non era stato possibile inviare altri uomini in sostituzione degli esausti combattenti.
Consigli Utili per l'Escursione
- Non dimenticare di portarti una torcia perché le gallerie sono piuttosto buie.
- Presta attenzione al terreno nelle gallerie umide che può essere scivoloso. Sono comunque presenti delle corde fisse per aiutarti.
Punti di Interesse Storico
Tra i punti di interesse storico potrete percorrere trincee, gallerie, postazioni di artiglieria, oltre al salto dei granatieri. Si dice che i soldati italiani, piuttosto che arrendersi, preferirono gettarsi dai dirupi avvinghiati nella lotta agli austriaci.
Descrizione del Percorso ad Anello
L’anello si sviluppa per circa 4,5 chilometri su sentiero ben segnato, mulattiera di arroccamento e gallerie, alcune non illuminate, per cui è opportuno avere con sé una torcia o una lampada frontale. I tratti molto esposti in cengia sono sempre ampi e protetti da una recinzione con cavi metallici.
Partenza evidente e segnalata da pannelli illustrativi alla sinistra del parcheggio Principe di Piemonte, inizialmente su strada sterrata. Dopo qualche minuto incontreremo una galleria senza uscita: è la Galleria cannoniera lunga 74 metri con 4 postazioni di artiglieria e cannoni da 70 mm. Ritornati sui nostri passi, dopo poco troviamo il segnavia per la Granatiera, la mulattiera di arroccamento a ricordo della Brigata Granatieri di Sardegna.
Era un passaggio favorevole per evitare il tiro nemico e consentiva, quindi, l’accesso alla parte sommitale del Monte Cengio in modo più protetto. Il tragitto è interessato da un alternarsi di gallerie e ampio sentiero e da trincee recentemente restaurate. Siamo ora sulla mulattiera a strapiombo sulla valle, molto scenografica. Dopo il Piazzale dei Granatieri si incontra una galleria che si sviluppa con una forma elicoidale con degli scorci sulla Val d’Astico.
Proseguiamo lungo la cengia fino ad arrivare al Salto del Granatiere, precisamente nel punto in cui la mulattiera “spacca” la roccia. Attraversiamo proprio questa spaccatura e ci portiamo sotto la cima del Monte Cengio, precisamente entriamo nella Galleria di comando e ricovero della Prima Guerra Mondiale costruita nel 1917/1918. Usciamo dalla galleria ed arriviamo ad un piccolo piazzale intitolato al Comandante della Brigata Granatieri di Sardegna: il Piazzale Pennella. Siamo nella zona sacra del Monte Cengio anche se considero sacro l’intero tragitto.
Nel ritorno percorriamo la strada militare dal Piazzale Pennella fino al Piazzale dei Granatieri. Qui troviamo una statua situata vicino la Chiesa Votiva Granatieri di Sardegna in memoria dei Granatieri caduti in guerra.
Un'Esperienza Emozionante
L’itinerario è grandioso, sia per la posizione della mulattiera sia per la roccia molto scenografica. Siamo comunque su un sentiero interessato dalla guerra e percorrerlo da sempre una certa emozione. I pannelli illustrativi sono ben fatti, aiutano l’escursionista a capire il contesto storico del tempo che a mio giudizio è molto importante. Percorrere questo tragitto senza conoscere un minimo gli eventi connessi con questi luoghi non avrebbe , secondo la mia opinione, lo stesso senso.
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