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La Fiscalità del Turismo in Italia: Sfide e Opportunità

Il turismo resta una delle principali attività economiche dell’Unione europea, e ne rappresenta il 10% del Pil. In Italia, il comparto turistico costituisce un settore nevralgico dell'economia contemporanea, all'interno del quale s'addensano molteplici attività, modelli imprenditoriali più o meno complessi, schemi giuridici stratificati nei decenni.

Misure Fiscali e Turismo nell'Emergenza COVID-19

L'emergenza pandemica ha imposto scelte anche dal punto di vista fiscale, funzionali a garantire, da un lato, misure vantaggiose per famiglie e imprese, e, dall'altro, le entrate derivanti dal gettito fiscale. Queste misure hanno interessato anche il turismo, uno dei settori più colpiti dall'emergenza COVID-19. Le più rilevanti misure fiscali e finanziarie riservate al settore turistico sono rappresentate dal credito d'imposta vacanze, l'esenzione IMU e una modifica soggettiva relativa all'imposta di soggiorno.

Overtourism: Un Effetto Collaterale Inevitabile?

Dobbiamo quindi rassegnarci all’overtourism come effetto collaterale del settore turistico? Dagli operatori del settore giungono diverse proposte per contenerlo, e sebbene diverse in base alla specifica attività, tutti gli attori coinvolti nel turismo concordano su alcuni punti.

Strategie per Gestire i Flussi Turistici

  • Innanzitutto, la destagionalizzazione del turismo, che andrebbe a distribuire i flussi in un arco temprale più ampio e gestibile.
  • Di conseguenza, la redistribuzione dei flussi turistici anche su base territoriale aiuterebbe a decongestionare le città e i centri storici, facendo scoprire anche zone meno battute dal turismo, con l’effetto di rivalutarle.

Lo scopo principale sarebbe quello di trovare un equilibrio tra offerta abitativa turistica e offerta abitativa residenziale, ovvero tra il diritto a fare l’uso che si vuole di una proprietà privata e la coesione sociale di quartieri e città. Nel mezzo c’è un settore strategico e che in Italia dà lavoro solo in ambito alberghiero a 1,8 milioni di persone. Ha dunque poco di strategico vietare tout court ogni apertura, senza un oggettivo ancoraggio a dei dati e lasciando operatori e proprietari in un contesto di incertezza normativa.

Incertezza a cui solo un intervento nazionale potrebbe porre rimedio, anche al fine di evitare fughe in avanti di singole Amministrazioni comunali o regionali. E questo anche considerando che la questione supera in realtà finanche i confini nazionali, laddove il turismo italiano è in gran parte, già oggi, in mani straniere (e il Fisco, per tale motivo, ci rimette, almeno, 2 miliardi di euro ogni anno).

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La Presenza Straniera nel Settore Alberghiero Italiano

La maggior parte degli hotel italiani è infatti affiliata a società estere, che dominano il mercato. I primi gruppi italiani si posizionano solo al settimo e ottavo posto (Th Resorts e Gruppo Una), mentre i primi gruppi esteri - come Bwh Hotels, Marriott International e Accor - hanno dimensioni doppie rispetto alle più importanti catene nazionali, in termini di numero di hotel e camere disponibili.

Nel 2023, il solo settore alberghiero ha generato 30,5 miliardi di euro di ricavi, di cui 18,3 miliardi relativi a strutture in affiliazione estera, con valore delle fee pagate all’affiliante pari ad almeno 2,7 miliardi (15% del fatturato), tassati prevalentemente all’estero. Ugualmente, le prenotazioni tramite Online Travel Agencies (quasi tutte estere) generano fee che riducono ulteriormente il gettito fiscale in Italia di circa un altro miliardo di euro l’anno.

Quindi, il costo del nostro assetto del settore turistico-alberghiero per il sistema Paese può essere stimato in una perdita di circa 2 miliardi annui di entrate per il fisco nazionale. E questo senza considerare i miliardi di euro non versati delle grandi piattaforme telematiche con sede all’estero, laddove la Guardia di Finanza, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Genova, ha contestato, ad esempio, una maxi evasione fiscale da 150 milioni di euro a Booking, piattaforma web con sede in Olanda, per Iva non versata tra il 2013 ed il 2019.

Eppure, anche in questo caso non ci sarebbero particolari vincoli che impediscano lo sviluppo di un operatore turistico nazionale di rilevanza internazionale. E questo anche considerato che l’Italia è al quinto posto nella classifica degli arrivi dall’estero.

Le Sfide del Turismo di Massa e la Qualità dell'Offerta

Il tema dunque è che il turismo, almeno rispetto alle potenzialità, lascia ancora poca (e maldistribuita) ricchezza in Italia, ma garantisce il 100% delle esternalità negative a carico di tutti i cittadini. Questo significa overtourism. Altrimenti sarebbe solo turismo, e anche con il sorriso. La gestione dei flussi turistici per mano di società estere determina anche la qualità dell’offerta turistica.

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Quale senso può avere un tour di «Florence» di 90 minuti alla cifra di 80 euro a testa? Per un fiorentino, pensare che si possa vedere Firenze in un’ora e mezza è assolutamente inconcepibile. Con il cosiddetto City Walking Tour, a 110 euro a testa, il povero turista va incontro ad un cronoprogramma da infarto: un’ora e quindici per vedere la Galleria dell’Accademia, 15 minuti per il Duomo, 15 minuti per il Battistero, 15 minuti per Piazza della Signoria, 10 minuti per il Ponte Vecchio, 10 minuti per il Porcellino e, infine, visita degli Uffizi in 2 ore e un quarto.

Ma si può fare anche di meglio: visitare tutta la Toscana, a 99 euro, con partenza da Firenze all’alba e a seguire: San Gimignano, Lucca e Pisa. Il tutto in 10 ore, comodamente seduti su bus muniti di aria condizionata. In un’escalation senza fine, a conferma che il problema dell’overtourism è un problema ormai di vera e propria deviazione culturale e sociologica, viene proposto infine quasi l’impossibile: a 860 euro a persona, è possibile visitare l’Italia intera in soli 5 giorni: partenza da Roma, poi Assisi, Siena, Firenze, Bologna, Padova, Venezia, Montepulciano e infine rientro a Roma.

Questo non è turismo “mordi e fuggi”, questa è semplicemente follia. Non bisogna disincentivare il turismo, ma governarlo, dando anche vita a una città più godibile e giusta, sia per chi la visita sia per chi ci vive.

Il Turismo come Motore Economico

Ma questo anche considerando che l’Italia cresce economicamente anche grazie al turismo, laddove, mentre l’industria è in recessione da 16 mesi e il settore delle costruzioni è in difficoltà, e pure quello dell’agricoltura rallenta, il turismo ‒ in particolare quello proveniente dall’estero ‒ è in forte espansione, con presenze di visitatori internazionali aumentate del 14% rispetto al 2023, e spesa dei turisti stranieri, nei primi due mesi dell’anno, cresciuta del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Un incremento che potrebbe contribuire fino al 15% del Pil italiano (dati Istat ed Eurostat). Non è con la demonizzazione del turismo tout court che si potrà ottenere qualcosa di positivo. Ognuno di noi è un turista, oltre che un cittadino. Il problema quindi non è il turismo, o peggio ancora il turista. Il problema è chi sta rovinando questo diritto, facendogli perdere quella bellezza e riducendolo ‒ in modo questo sì “predatorio” ‒ a pura macchina da soldi.

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Il problema è dunque la bruttezza dell’esperienza turistica, vissuta sia da parte del turista, ormai mero numero su torpedoni che fanno visitare città e luoghi, per i quali ci vorrebbero mesi di “vita vissuta”, in poche ore, senza lasciare alcun ricordo, né emozione, se non una foto in mezzo a migliaia destinata a perdersi al prossimo cambio di smartphone. L’overtourism, in sostanza, è questo turismo malato e predatorio, in cui le prime prede sono proprio i turisti, insieme ai “locals” (che comunque, in altri periodi dell’anno e in altri luoghi, saranno anche loro turisti).

Volere chiudere le case destinate agli affitti brevi, per assurdo, ci impedirebbe di essere liberi, anche noi, di goderne altrove. E del resto proprio la casa presa in affitto, seppur per un breve periodo, è forse uno degli ultimi baluardi contro quel turismo predatorio fatto di alberghi oceanici, file di pullman, itinerari preconfezionati, visite di intere città in poche ore, e così via.

Tabella: Impatto Economico del Turismo in Italia

Voce Valore (Stima)
Ricavi settore alberghiero (2023) 30,5 miliardi di euro
Ricavi strutture in affiliazione estera 18,3 miliardi di euro
Fee pagate all'affiliante (15% del fatturato) 2,7 miliardi di euro
Perdita fiscale stimata 2 miliardi di euro annui
Presenze turistiche stimate (2024) 215 milioni
Spesa complessiva stimata (2024) 62 miliardi di euro

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