Albergo Atene Riccione

 

Turismo nel Canavese: cosa vedere

Il Canavese è una regione storico-geografica del Piemonte che si estende tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie, ossia tutta quella parte di territorio compreso tra Torino e la Valle d’Aosta. Questo è il Canavese! Vista la sua vastità e la sua biodiversità, è disponibile un portale online dedicato al turismo in Canavese, molto utile per trovare informazioni su cosa fare e cosa vedere nel Canavese. Vi lascio qui il link di riferimento www.turismoincanavese.com.

Itinerario alla scoperta dei borghi e delle residenze sabaude

Abbiamo avuto l'occasione di scoprire il Canavese e ci siamo concentrati sui borghi di Agliè, Castellamonte e San Giorgio Canavese, anche chiamati le Tre Terre Canavesane, concludendo il tour a Caluso per scoprire il caratteristico vino Erbaluce. Partendo dal Vecchio Mulino di Bairo, ci siamo poi mossi in auto per esplorare i borghi più caratteristici del Canavese: Agliè, Castellamonte, San Giorgio Canavese e Caluso. Ovviamente è necessario spostarsi con un mezzo proprio.

Agliè e il suo Castello Ducale

La cittadina di Agliè è conosciuta soprattutto per il suo bellissimo Castello Ducale di Agliè, reso celebre dalla romantica fiction "Elisa di Rivombrosa", con protagonisti gli attori Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi. La costruzione del nucleo centrale del Castello Ducale di Agliè è iniziata nel XII secolo per conto della famiglia dei San Martino, originari del Canavese. Fu dimora di Casa Savoia: in questa "umile" reggia dimorarono il duca Carlo Felice e la duchessa Maria Cristina di Borbone. Nel 1939 lo Stato acquistò dalla Casa Reale il castello per la modica cifra di 8 milioni di lire; venne adibito a museo ancora oggi aperto al pubblico dopo un ulteriore restauro avvenuto negli anni ottanta. La dimora fa parte del circuito dei castelli del Canavese e dal 1997 è parte del sito Patrimonio Unesco che porta il nome di Residenze Sabaude.

Il Castello di Agliè è visitabile tutti i giorni tranne il martedì, giorno di chiusura. In settimana gli orari di apertura sono dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 mentre nel fine settimana vige l'orario continuato dalle 9.00 alle 19.00. L'ingresso avviene da Piazza Castello dove si trova la biglietteria, con visite guidate con partenza ad ogni ora. Il costo della visita è di 8€. Il Castello di Agliè è circondato su tre lati da un grande parco (circa 320.000 m²). Nel 1839 il parco venne sistemato in forme romantiche, con giardini all'italiana e all'inglese organizzati in terrazze su tre piani.

Prima di lasciare Agliè, vi consiglio di fare un salto alla Pasticceria Alfonsi in via Guido Gozzano. Si tratta di una storica pasticceria a conduzione familiare, nata nel 1960, specializzata nella produzione di biscotti artigianali della tradizione piemontese. Una tappa gustosa per assaggiare i caratteristici torcetti di Agliè, dei biscotti a pasta lievitata realizzati con burro, farina, zucchero e acqua tiepida, e modellati a forma di taralli a goccia e passati infine nello zucchero semolato. Altri biscotti secchi tipici piemontesi che potete trovare alla Pasticceria Alfonsi sono i savoiardi, perfetti da inzuppare, e gli anicini, la cui pasta è aromatizzata con l'anice.

Leggi anche: IA e il futuro del turismo

Se invece cercate un posticino dove fermarvi per cena, vi consiglio la Trattoria Scudo di Francia in via Principe Amedeo. Non è aperta tutte le sere (nel caso fate prima una telefonata), ma qui avrete la possibilità di gustare la merenda sinoira. Il termine deriva da sina ovvero cena in dialetto piemontese. Si tratta di un pasto consumato nel tardo pomeriggio e fino all'orario di cena (spesso la sostituisce), nato dall'esigenza dei contadini di doversi rinfocillare dopo il lavoro nei campi nelle calde giornate estive e autunnali per poi proseguire fino a sera: la merenda sinoira è composta da diverse portate molto semplici, fresche e a base di prodotti tipici piemontesi come vitello tonnato, carne cruda, frittate, salumi e formaggi locali.

Castellamonte: la città della ceramica

Castellamonte fa parte dell'Associazione Italiana Città della Ceramica: è infatti nota a livello europeo per la produzione di ceramiche artigianali e artistiche e per le stufe in ceramica. Le prime stufe di terracotta risalgono probabilmente al XVI secolo. Bisognerà attendere la fine del Settecento per vedere invece il primo caminetto Franklin, caminetto in terracotta a circolazione d'aria e fuoco visibile. Ancora oggi a Castellamonte ci sono diverse aziende storiche che producono e vendono stufe, elettriche o a legna, e caminetti in terracotta. Ne è un esempio la Fornace Pagliero che si occupa di ceramica da oltre 200 anni. L'azienda ospita spesso delle mostre di ceramica locale e, su prenotazione, propone anche delle visite guidate della fabbrica: vi lascio qui il link al sito per maggiori informazioni www.fornacepagliero.it.

Oggi sono presenti diverse cave industriali per l'estrazione autorizzata della terra rossa finalizzata alla produzione della ceramica; è possibile ammirare questa caratteristica terra rossa con una passeggiata nella natura alla scoperta dei Castelletti di Sant'Anna Boschi a Castellamonte. I Castelletti sono delle formazioni geologiche, delle torri, causate dall'erosione delle rocce di terra rossa dalle quali un tempo veniva ricavata appunto l'argilla per la ceramica. Non lontano dal sentiero che conduce ai Castelletti (per il quale ricordatevi le scarpe da trekking), si trova il laboratorio artigianale di Corrado Camerlo. Su prenotazione è possibile prendere parte a delle visite guidate durante le quale Corrado spiega il processo di lavorazione della ceramica e mostra dal vivo la lavorazione al tornio.

Anche il centro cittadino di Castellamonte richiama l'importante legame che questa città ha con la ceramica: i principali negozi e attività, portano all'esterno delle pittoresche e colorate insegne realizzate in ceramica che mostrano il mestiere eseguito. Questo per l'edicola, il tabaccaio, il macellaio, il barbiere o l'ortolano. Inoltre meritano una visita altri edifici di notevole importanza. Primo fra tutti l'Arco di Pomodoro, testimonianza dell'intervento di Arnaldo Pomodoro alla XXXV mostra della ceramica di Castellamonte nel 1995: ha un raggio di 6 metri ed è composto per ogni faccia da 7 formelle decorate che si alternare ad altri lisce. Non lontano dall'Arco di Pomodoro si trova la Rotonda Antonelliana, ciò che resta del grandioso progetto di Alessandro Antonelli, avviato nel 1842, per la realizzazione della Chiesa di San Pietro e Paolo. La chiesa sarebbe dovuta essere grande quanto la Basilica di San Pietro! Già nel 1846, dopo la realizzazione delle mura perimetrali, i lavori vennero abbandonati per mancanza di fondi. Come ripiego, nello spazio che, secondo il progetto originale, doveva occupare il presbiterio dell'enorme chiesa, venne realizzata la chiesa in stile neogotico oggi visibile.

In Piazza della Repubblica si trova invece l'enorme Stufa di Ugo Nespolo. Venne iniziata nel 2002 e completata nel 2008. La struttura di base in cemento armato è rivestita da formelle di ceramica disegnate da Nespolo e realizzate dagli artisti ceramici Sandra Baruzzi e Guglielmo Marthyn con il supporto degli allievi dell'Istituto d'Arte Felice Faccio di Castellamonte. É il simbolo di Castellamonte! Nel centro di Castellamonte non mancano mostre ed esposizioni temporanee o permanenti dedicate alle opere in ceramica. Nel Palazzo Botton in Piazza Vittorio Veneto si trova anche il Museo della Ceramica di Castellamonte, aperto al pubblico dal 1993 e ad accesso gratuito.

Leggi anche: Analisi del rapporto turismo-PIL in Italia

San Giorgio Canavese e le sue tradizioni

Il territorio di San Giorgio Canavese si estende nella piana originata dal torrente Orco. Anche San Giorgio Canavese ha il suo castello, un tempo di proprietà della famiglia dei Conti di Biandrate. Ma il castello di San Giorgio Canavese, come anche quello di Castellamonte, sono chiusi al pubblico e visitabili solo in occasione di eventi e manifestazioni. Se passate da questo borgo, due sono i luoghi che dovete visitare: la Pasticceria Roletti e il Museo Etnografico Nossi Raiss.

Partiamo dalla meta più gustosa, la storica Pasticceria Roletti aperta il 5 gennaio 1896 da Giuseppe Roletti. Varcate l'ingresso per fare un tuffo indietro nel tempo: se siete fortunati come noi, potrete incontrare Francesco, ultimo erede della famiglia Roletti che amerà raccontarvi la storia e le ricette tramandate di generazione in generazione che hanno portato alto il nome della pasticceria di famiglia. É stato proprio il nonno di Francesco a creare la ricetta dei biscotti della Duchessa, caratteristici di San Giorgio Canavese. La nobile in questione è la Duchessa di Pistoia d'Arenberg che nel 1933, deliziata dalle specialità della pasticceria, concede ai Roletti il diritto di fregiarsi del titolo di fornitore. A lei viene così dedicato questo dolcetto, che ricorda molto una meringa al cacao; la Duchessa lo adorava, in abbinamento al caffè o ad una tazza di cioccolata calda. La tradizione popolare narra che la nobile usasse come dolce pretesto per le sue fughe amorose quello di dover andare a San Giorgio Canavese per poter acquistare le Duchesse da Roletti.

Oltre ai biscotti della Duchessa, da Roletti potete trovare anche i torcetti di Agliè, le bignole al vino, torte, biscotti e dolcetti di ogni tipo. Terminata la sosta golosa, vi consiglio una visita al Museo Etnografico Nossi Raiss, una preziosa e straordinaria raccolta di oggetti e ambienti della cultura popolare e contadina locale, organizzata all'interno della casa natale di Carlo Botta, storico e politico italiano. I pezzi in mostra sono più di 1700: la raccolta è stata avviata dal postino di San Giorgio Canavese, Giuseppe Dorma, che iniziò a tenere da parte oggetti di vita quotidiana legati a qualsiasi mestiere artigiano. Nel museo sono così esposti gli strumenti di lavoro del fabbro, del contadino, del falegname, con realistiche rappresentazioni degli ambienti quotidiani di un tempo come la casa o la scuola.

Caluso e il suo vino Erbaluce

Caluso è un piccolo comune situato a sud del Parco Naturale del Lago di Candia. La particolare posizione geografica sul versante meridionale esterno dell'anfiteatro morenico di Ivrea, unitamente al clima della zona, favorisce la coltura e la produzione di vini quali l'Erbaluce di Caluso e il Caluso Passito. Ecco perchè a Caluso ha sede l'Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino, aperta per visite e degustazioni il sabato e la domenica. Passando da Caluso, noi abbiamo scelto di visitare una cantina vinicola scegliendo la Cantina Gnavi. Vi lascio qui il link diretto www.cantinagnavi.it con tutti i contatti necessari per prenotare una visita guidata con degustazione: vi risponderà Giorgio Gnavi, un ragazzo davvero molto simpatico, esperto in materia e innamorato del suo lavoro. La Cantina Gnavi si trova in via Cesare Battisti, nel centro di Caluso.

Per conoscere la storia della cantina bisogna andare parecchio indietro nel tempo, alla fine dell'Ottocento, con la nascita di una piccola azienda familiare di carradori che, oltre a occuparsi del trasporto di merci, si specializzò nella coltura della vite. Fu il Cavalier Giovanni ad iniziare la produzione e poi il commercio dei vini negli anni '50 del secolo scorso. Negli anni '90, il testimone è passato ai figli del Cavalier Giovanni, Carlo e Guglielmo, che hanno introdotto nuove produzioni, unendo tradizione ed innovazione. Ma che vino è l'Erbaluce? Il termine Erbaluce indica il nome del vitigno, coltivato esclusivamente nel Canavese, caratterizzato da acini brillanti e luminosi come i colori dell'alba. Ne nascono vini differenti come un bianco secco, uno spumante e un passito. L’Erbaluce è il primo vino bianco piemontese ad ottenere la DOC nel 1967 e la DOCG nel 2010.

Leggi anche: Regolamentazione delle Ferie nel Turismo

Le visite guidate alla Cantina Gnavi vengono organizzate in 3 percorsi diversi che permettono di scoprire la storia dell'azienda e il vino prodotto. Oltre alla visita nelle cantine storiche, è prevista una degustazione finale di 6 vini accompagnati da diversi stuzzichini locali. Per gli appassionati di big bench, non lontano dalla Cantina Gnavi, proprio tra i vigneti della cantina stessa è possibile raggiungere una panchina gigante del progetto Big Bench Community Project. Si tratta della panchina gigante blu e gialla numero 147 di Caluso: con una piccola passeggiata, lasciando l'auto sulla SP84, si raggiunge la panchina, immersa tra i vigneti. Vi accorgerete quindi che i vigneti di Erbaluce sono alquanto particolari... Se invece siete alla ricerca di un buon ristorante a Caluso, vi consiglio il Ristorante Gardenia in Corso Torino, a soli 400 metri dalla Cantina Gnavi. Lo chef Mariangela Susigan, vi accoglierà in una raffinata ed elegante casa dell'800: sale accoglienti, arredi eleganti, mise en place con argenteria, tovaglie di lino e fiori freschi fanno da cornice ad una grande cucina. Oltre alle sale interne il ristorante dispone di un fresco dehor, un grazioso giardino e un magnifico orto. La cucina è moderna, basata sui prodotti tipici del territorio, curati anche nei colori e nell'impiattamento.

Altri luoghi di interesse nel Canavese

Il Canavese è un territorio ricco di colline, castelli, architettura barocca e medievale. Partendo dai dintorni di Agliè e Cuceglio, situati a circa 30 km da Torino, una delle tappe imperdibili è il Castello Ducale di Agliè, una delle residenze reali del Piemonte. Facciamo una deviazione e ci dirigiamo verso Levone, un piccolo borgo nel cuore del basso Canavese che affonda le sue radici nel Medioevo. Tra le sue attrazioni principali c’è la torre-porta del Ricetto e il Santuario della Beata Vergine Consolatrice. Arriviamo poi a Salassa, un piccolo comune che offre una piacevole atmosfera rurale e alcuni edifici storici interessanti, come la Chiesa di San Giovanni Battista. Proseguiamo verso Valperga, un comune noto per il Sacro Monte di Belmonte, patrimonio dell’umanità UNESCO, e per la Chiesa Parrocchiale di San Giorgio. Continuiamo verso nord fino a Castellamonte, famosa per la lavorazione della ceramica e per le sue antiche stufe. Si può visitare la Rotonda Antonelliana, opera incompiuta dell’architetto Alessandro Antonelli. Saliamo verso Borgiallo, un piccolo borgo montano situato in posizione panoramica. Torniamo verso sud, fino a Cuorgné, un comune ricco di storia con un interessante centro storico e numerosi sentieri che si diramano nelle valli circostanti. Ultima tappa del nostro viaggio: Colleretto Giacosa, un piccolo comune immerso nella natura.

Rocca Canavese, un paese situato a 35 Km da Torino, si estende su un territorio che si apre all'orizzonte tra montagna, collina e pianura. Sul lato meridionale scorre il torrente Malone, verso Nord le colline ai piedi del Monte Sepegna incoronano, in una conca naturale, il centro vero e proprio del paese. Al paese, che si trova a 420 metri sul livello del mare, appartengono 82 borgate e molte case sparse disseminate sulle colline e lungo le vie che conducono a Levone, a Barbania, a Corio e a Ciriè. Il percorso inizia a Chivasso, che del Canavese può essere considerata la porta meridionale, dove un lungo ponte valica il Po e un viale contornato di pioppi introduce al centro storico, segnato dalla torre ottagonale dell’antico Castello e dall’elegante facciata in cotto tardo-gotica del Duomo.

Il percorso prosegue con la visita, nel Comune di Caravino sulla collina che domina l’abitato, all’affascinante Castello di Masino, una delle più incredibili residenze nobiliari di tutto il Piemonte e meta di grande interesse: mille anni di storia, un parco secolare e tutt’attorno un paesaggio particolarissimo, quello a ridosso della barriera morenica della Serra di Ivrea. Il castello è così bello da togliere il fiato e appartenne al nobile casato dei Conti di Valperga, discendenti da Arduino, primo re d’Italia, che ne mantennero il possesso fin dalle origini, documentate già nel 1070. Per circa dieci secoli ha ospitato la residenza principale dei Valperga: essi ne intrapresero la costruzione nell’XI secolo in posizione di predominanza strategica sull’intorno, tanto da dotare presto la costruzione di alte mura e torri di guardia, successivamente abbattute.

Terra di castelli arroccati sulle colline, piccole chiese romaniche, fitti boschi di castagni che si alternano a zone coltivate, laghi e sfarzose architetture barocche, l’Anfiteatro Morenico di Ivrea, scenario che si estende in una porzione del Canavese, va dal confine con la Valle d’Aosta fin quasi alle porte di Torino, abbracciando un territorio dominato dalla forma rettilinea della Serra che, con i suoi 20 km, è la più grande formazione del genere in Europa. L’itinerario consente di portare alla luce la storia medievale dei luoghi, antiche passioni enogastronomiche e passati più recenti legati al design e alla storia contemporanea.

La strada, superato il lago della Gerbola, è circondata da vigneti e cantine con belle viste sui borghi del Canavese. Sono questi gli itinerari preferiti dai collezionisti di auto d’epoca che si possono facilmente incontrare su questi percorsi. Il senso di appartenenza è molto forte e nessuno, negli anni, e, addirittura, nei secoli, ha rinunciato alla sua identità. Vanno scoperti con lentezza, apprezzando le loro piazze, le loro strade più suggestive, magari in occasione di eventi tradizionali che consentono di conoscerne sia la cultura immateriale sia quella eno-gastronomica. Rivarolo Canavese: attrae per la sua vivacità, che ne ha fatto il vero punto di riferimento dell’economia dell’Alto Canavese. E’ bello perdersi nel piccolo centro storico che si snoda sui due assi principali: Via Ivrea, con i suoi portici, elegante passeggio coperto, ricco di negozi e l’allea alberata che corre per buona parte del corso centrale, ideale luogo di ritrovo all’aperto e spesso animata da manifestazioni culturali e gastronomiche.

Borgofranco d’Ivrea: sarete conquistati dai Balmetti, un borgo nel borgo! Un piccolo agglomerato di casupole addossate alle pareti rocciose della “montagna che respira”, dove le stradine, i vicoletti, le salite hanno nomi che evocano l’allegria, l’euforia che ti da qualche bicchiere di vino: Via del Buonumore, Via della Coppa, Vico di Bacco. E poi una miriade di minuscoli agglomerati dai tetti rossi, perché quasi ogni paese aveva una fornace per cuocere mattoni e coppi: Barone, Vialfré, San Martino, Bollengo, Oglianico, Pavone, Candia, Mazzé, Piverone.

Storia, cultura e una grande tradizione industriale rendono Ivrea una delle città più importanti del Piemonte. Fondata nel 100 a.C. Ivrea vista dalla Dora. Edificata nel X secolo, è stata più volte oggetto di modifiche ed è oggi una miscellanea di stili. Il Santuario di Monte Stella. Castello di Ivrea. Parte di un convento francescano del XV secolo, la chiesa di San Bernardino sorge nell’area degli storici stabilimenti dell’Olivetti. Il teatro Giacosa sorge nel cuore antico della città. Nuovamente chiuso, dopo 25 anni di attività il teatro riaprì nel 1999 per la sua terza vita. Un museo e un laboratorio dedicato all’industria tecnologica, in particolare, come ovvio a Ivrea, al grande contributo della Olivetti. Al museo, dove c’è tanto della vicenda industriale della Olivetti, che nella sua storia ha saputo unire impresa e cultura, produzione e bellezza, profitto e solidarietà, si unisce il laboratorio didattico, dove tramite giochi ed esperimenti, i ragazzi delle scuole e non solo imparano e scoprono. L’inizio ufficiale del Carnevale è il 6 gennaio. Il celebre Carnevale di Ivrea.

La Zona dei Cinque Laghi. Con i suoi 55 chilometri quadrati di superficie, è il più grande bacino lacustre all’ombra della Serra Morenica. Lago di Viverone, a confine tra il Canavese e il Biellese. A poco più di venti minuti dal centro di Ivrea, il castello di Masino è uno dei tesori architettonici e storici più importanti del Canavese. La visita al complesso posto sulla collina comprende lo scenografico parco, gli splendidi affreschi che arricchiscono le sale del castello, gli arredi di pregevole fattura e il Museo delle Carrozze. Il Castello di Masino Bene del FAI. Uno dei più grandi e spettacolari tesori del Piemonte sabaudo. Teatro di lotte tra Guelfi e Ghibellini, ebbe nei marchesi del Monferrato, nei Savoia e nei conti di Agliè i più illustri signori. Castello di Agliè.

Una fermata in uno dei ristoranti o in una delle trattorie della città è d’obbligo. La bagna cauda tipica del Piemonte. Tra gli antipasti vi sono i cardi gobbi di Nizza Monferrato profumati al tartufo, i gnocchetti di zucca aromatizzati al burro e timo con julienne di speck croccante e granella d’amaretto, i bocconcini di cervo in civet con polenta concia alle dieci tome. La trattoria Monferrato propone una cucina tipica del territorio, con un’offerta gastronomica che cambia a seconda delle stagioni. E’ la “Torta 900” la più prestigiosa creazione della storica pasticceria Balla di Ivrea. Chi visita Ivrea non può non fermarsi alla pasticceria Balla.

TAG: #Turismo

Più utile per te: