I Pooh e la loro partecipazione al Festival di Sanremo con "Uomini Soli"
Nel gennaio del 1990, i Pooh annunciarono la loro partecipazione al Festival di Sanremo con la canzone "Uomini soli", che avrebbe dato il titolo al loro nuovo album. La notizia sorprese molti, dato che in precedenza avevano sempre dichiarato di non voler partecipare al festival.
«Perché si canta e si suona dal vivo, e poi perché dalla musica abbiamo avuto tutto», spiega Stefano D'Orazio, «milioni di fischi venduti, stadi col tutto esaurito, premi e benessere economico garantito anche ai nostri nipoti! È ora di fare qualcosa di nuovo, di rischiare un po', di lanciare una sfida.
E siamo sinceri. La musica ci ha dato tanto, compresi grandi ed esaltanti successi: perciò non andiamo a Sanremo perché ci serve una verifica.
I Pooh spiegarono che la decisione era stata presa perché il festival aveva subito dei cambiamenti positivi, come l'abolizione del playback e un nuovo sistema di votazione. Inoltre, vedevano la partecipazione come un'opportunità per promuovere la musica italiana e sostenere i giovani talenti.
"Uomini Soli": Un Album Dedicato a Tutti
"Uomini soli" è un album dedicato a tutti, e un po' anche a noi stessi. L'uomo solo può essere chiunque: il manager arrivato, l'artista, il ragazzo in cerca della sua strada, il marito in crisi con sua moglie, l'innamorato.
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Realizzato in dodici mesi con lo stesso spirito che li animava vent'anni fa, il nuovo album è dedicato a tutti; l'uomo solo può essere chiunque: l'artista, il marito in crisi, il manager, l'innamorato. Ma oltre a frammenti di vita quotidiana, i Pooh affrontano anche la voglia di libertà che anima tutti gli uomini.
Aiutati dal bravissimo arrangiatore Emanuele Ruffinengo, i Pooh trasmettono in quest'ultimo lavoro il calore che sempre riescono a comunicare dal vivo.
La Collaborazione con Dee Dee Bridgewater
I Pooh si sono innamorati, tutti della stessa donna. Lei è nera, bella, esuberante, ma soprattutto ha una gran voce. Si chiama Dee Dee Bridgewater.
I Pooh le hanno mandato una cassetta a Parigi, dove risiede dall'86 (pur essendo nata a Memphis) da quando lì ha interpretato la parte di Billie Holiday in "Lady Day", un musical sulla vita della mitica cantante nera.
"Perché avete deciso di andare a Sanremo dopo 24 anni di carriera?" chiede lei. "Perché abbiamo aspettato l'edizione del festival che ci piaceva di più" risponde Canzian. "Abbiamo aspettato che il Totip e i suoi votanti scomparissero, che il playback fosse abolito e con lui tutti quei meccanismi poco chiari che da anni caratterizzavano il festival".
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E lei, signora Bridgewater, perché ha deciso di partecipare [...] e perché con i Pooh? "Perché la canzone che mi hanno mandato mi è piaciuta moltissimo: parla di solitudine e di sensazioni che tutti nella vita prima o poi proviamo".
La Vittoria al Festival di Sanremo
I Pooh, abbinati alla cantante Dee Dee Bridgewater, con la canzone «Uomini soli», hanno vinto il 40° Festival della Canzone Italiana. Al secondo posto Toto Cutugno, con «Gli amori», che ha trionfato anche grazie alla splendida versione inglese di Ray Charles.
Per riportare il festival agli antichi rituali, ma con i suoni di oggi, ci sono volute però proprio sofisticate tecnologie di ripresa e di produzione musicale computerizzata (come in sala di registrazione).
«Macché promesse di vittoria!», ribattono in coro per scacciare ogni malignità. Forti di concerti da tutto esaurito e dischi che navigano sempre bene in classifica, i Pooh non sono andati a Sanremo per vincere, ma per raccogliere una sfida lanciata proprio a loro da Aragozzini, l'organizzatore, nell'agosto '89.
C'era un'altra ragione per andare a Sanremo, e più nobile: «Volevamo sfruttare l'enorme attenzione che circonda il Festival per dare una mano ai nostri amici del WWF.
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Dunque la costruzione del nostro protagonista deve essere un lavoro da prendere sul serio. Quello che voglio fare è creare dei personaggi unici, forti, che restino impressi nel lettore. Non è detto che ci riesca, anzi è probabile di no, perché non è così facile.
«Ci siamo buttati in quest'avventura», racconta Dodi Battaglia, il chitarrista, «perché siamo attenti a tutte le novità tecnologiche: pensate alle luci dei nostri concerti e ai computer usati negli ultimi dischi. Soprattutto, però, ci piace l'idea di essere tra i pionieri, in Europa, di un nuovo modo di fare e vedere la televisione.
«Da anni ci chiedevano di partecipare, questa volta ci è sembrato giusto accettare». «L'abbinamento con Dee Dee è stato importante», dicono, «non soltanto per la gara.
«Con la Sanremo delle canzoni a base di cuore e mamma, sì», sostiene Stefano D'Orazio. Fecero un tentativo nel 1970 ma li bocciarono in fase eliminatoria perché in quel momento passavano per eretici.
«Noi non abbiamo mai pensato di confezionare la canzone giusta per Sanremo», dice Red Canzian. «Quando ce l'hanno proposto, di andarci, ci è venuto da ridere», assicura Canzian. «Poi cia abbiamo riflettuto. Ci siamo detti: quest'anno cambia il sistema di votazione; si suona dal vivo.
Dodi Battaglia: «Ci chiedono tutti come ci comporteremo nella bagarre, in mezzo alle beghe, alle risse, alle polemicucce.
«Vogliamo dare un segnale», dicono Stefano D'Orazio, Dody Battaglia, Roby Facchinetti e Red Canzian, «ci abbiamo ragionato su molto bene e molto spesso prima di fare questa scelta, ma ci sembra importante che, in una situazione di mercato come quella italiana, dove la maggioranza dei dischi venduti è straniera, cercare di rimettere in moto quelle occasioni in cui il grande pubblico si accosta alla musica prodotta nel nostro paese».
Come mai, allora, non avete partecipato negli anni precedenti? «Perché Sanremo è sempre stata innanzitutto promozione, cosa della quale non avevamo davvero bisogno, soprattutto in una situazione in cui, comunque, il prodotto italiano veniva penalizzato e che non corrispondeva alla musica che poi si suona e si ascolta in Italia tutti i giorni. Poi c'era il playback e soprattutto, poi, il meccanismo delle votazioni con la cartolina Totip, che distorceva completamente l'ottica del festival, perché non si può chiedere a 18 milioni di telespettatori di rappresentare il pubblico della musica in Italia, che è molto più ristretto.
Ma Sanremo serve davvero alla musica italiana? «La situazione in Italia, per la musica, è molto difficile, non va fotografata solo quella dei soliti quattro o cinque grandi nomi, ma è il mare dei personaggi più piccoli e soprattutto dei giovani che vive in condizioni difficili. Tra gli artisti in Italia non c'è confronto, ci si incontra e si parla solo quando gioca la nazionale di calcio dei cantanti; non c'è una legislatura che tuteli la musica italiana, abbiamo una televisione dove ogni trasmissione chiede solo i personaggi famosi perché fanno audience e che non offre nessuno spazio ad un giovane che vuole farsi conoscere ed emergere.
Negli altri paesi, poi, c'è un forte protezionismo, si cerca di favorire in tutti i modi la produzione nazionale, il sindacato dei musicisti funziona e garantisce la possibilità a chi suona di poter vivere lavorando, mentre qui in Italia non ci sono prospettive e fare il musicista è come essere uno zingaro. E poi ci sono le case discografiche, praticamente tutte multinazionali, che fanno più soldi stampando i dischi degli stranieri che non investendo in personaggi nuovi che è difficoltosissimo far affermare. In questo quadro Sanremo così com'era davvero non serviva a nessuno, era il festival degli impresari e non di quelli che fanno canzoni e lo è ancora in parte oggi.
Già lo scorso anno il presentatore di «Provini», di «Dibattito» e dei «Grandi sceneggiati» aveva, ben prima dell'inizio del Festival di Sanremo '89, proposto il suo «Speciale» sulla vittoria di Anna Oxa, che poi si è puntualmente verificata. Inoltre avrà con sé le ipotetiche prime pagine di domeniche 4 marzo: «A Sanremo hanno vinto i Pooh», titola il Corriere della Sera, «Trainata dai Pooh la borsa in ripresa», è invece l'articolo di prima pagina del Sole 24 Ore, mentre un «fondo» di Scalfari prospetta «L'ombra di Berlusconi sul Festival».
Prende il via stasera alle 20.30 su Raiuno il 40° Festival della canzone italiana che si tiene al Mercato dei Fiori appena costruito nei pressi di Arma di Taggia. Per quattro serate, condotte da Johnny Dorelli e Gabriella Carlucci, sono in gara venti artisti di fama nel girone «campioni» abbinati ad altrettanti cantanti stranieri; e sedici cantanti giovani che saranno ridotti a dieci per la finale di sabato. Altre due novità: i venti campioni e i loro partner stranieri, nonché i giovani, cantano dal vivo con accompagnamento di un'orchestra di 53 elementi [...]; riesecuzione in altre lingue (in genere inglese, spagnolo o portoghese) delle canzoni in gara da parte di artisti stranieri.
POOH - La celebre band composta da Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Stefano D'Orazio e Red Canzian no ha partecipato in quasi 25 anni di carriera al Festival. Il loro brano si intitola «Uomini soli»: è il grido di dolore che arriva da un universo maschile che i tempi nuovi e l'emancipazione della donna, assieme all'imperativo del successo e della carriera, hanno popolato di esseri disastrati, ombre sparute e solitarie nelle città ostili. Uomini: teste strane, mamme che non li hanno svezzati, donne che li hanno rivoltati e poi abbandonati perché «irrecuperabili».
«Questo testo Valerio lo ha scritto dopo aver visto il film The day after. Ferma l'immagine dell'ultimo momento di vita di una persona mentre sta facendo qualcosa alla sua vita quotidiana. Per esempio i pescatori che scrutano i fondali del mare, una ballerina impegnata in una piroetta, banditi che assaltano una banca. Tutte scene di vita quotidiana che potrebbero essere interrotte da un disastro di portata inimmaginabile».
La sua carriera artistica ha avuto inizio molto presto, all'età di 5 anni, quando debuttò al cinema nel film "Giovani mariti". Tra i premi ricevuti figurano due Nastri d'Argento, per il doppiaggio di Eric Bogosian nel film "Talk Radio" (1990) e per il doppiaggio di Tom Cruise nel film "Magnolia" (2000). Nel 2001 ha vinto all'AcquaFestival di Acquappesa per la sua direzione del doppiaggio del film "Moulin Rouge". Nel 2002 ha vinto un Anello d'Oro al Festival "Voci nell'ombra" per la sua direzione del doppiaggio del telefilm "C.S.I.: Scena del crimine". Nel 2005 ha vinto all' AcquaFestival di Acquappesa per il doppiaggio di Tom Cruise nel film "L'Ultimo Samurai". Nel 2006 ha vinto un Calice d'Argento al festival di Capalbio per la sua direzione del doppiaggio del film "La cena dei cretini", il premio Romix per la sua direzione del doppiaggio del film "Transamerica" ed il "Leggio d'oro" per il doppiaggio di Tom Hanks nel film "Il codice Da Vinci". Ha vinto la VII Targa "Riccardo Cucciolla - L'arte della voce, la voce come arte" al Festival "Voci a Sanremo" del 2008.
In ambito cinematografico ha dato voce ad esempio ad Elizabeth Olsen, Natalie Dormer, Michelle Dockery, Ester Dean. Tra i premi ricevuti figurano nel 2004 il Premio "Leggio d'Oro" come Miglior voce maschile.
«Il segreto del nostro successo? La vera ragione della nostra longevità artistica?». Dodi Battaglia, chitarrista saggio del gruppo, risponde così: «E' che questo, per noi, non è un lavoro, ma una "voglia" continua. Ogni volta è la prima volta, siamo sempre coinvolti, magari un po' bambinescamente, in quello che facciamo».
Entusiasmo e una sottospecie di eterna giovinezza, la ricetta sembra tutta qui. Dopo 25 anni di fulgida carriera, una trentina di Lp sfornati, una collezione di dischi di platino, oro e metalli vari all'attivo, i Pooh hanno debuttato al Festival di Sanremo facendola da padroni.
«I giovani», spiega il batterista sbarazzino Stefano D'Orazio, «ci sentono giovani dentro, an...
«Abbiamo presentato "Uomini soli", la canzone che dà il titolo al nostro nuovo album, alla commissione del Festival di Sanremo: speriamo che venga accettata». Con queste parole i Pooh si sono divertiti a commentare la loro «incerta» partecipazione alla manifestazione canora alle telecamere di «Fantastico» e sulle pagine dei giornali, instillando il dubbio di poterne essere esclusi! Divertente davvero, se si pensa che l'organizzazione deve aver insistito molto per averli.
Quello a cui tengono maggiormente, invece, è il nuovo album, che uscirà il 1° marzo, seguito da una breve tournée ad aprile. I Pooh al Festival di Sanremo. E Perché no?
Altra cosa che ci ha interessato, l'attenzione che verrà riservata ai giovani.
Alla vittoria non pensiamo, una volta tanto facciamo nostra la frase di sapore olimpico. L'importante è partecipare.
risponde Red, «il nostro rapporto col WWF continua, la copertina del nostro prossimo album, che si intitola anche lui "Uomini soli", sarà ancora in carta riciclata. Nell'abbinamento all'artista straniero la linea che sono riusciti ad imporre è: altissima qualità.
E dopo Sanremo? Un videoclip in alta definizione, il primo in Europa ad essere girato con questa tecnica. Riferimento sonoro della trama: "Uomini soli", naturalmente. Sarà pronto appena finito il Festival.
Gianni Ippoliti ci riprova.
«È imbarazzante. «Macché promesse di vittoria!», ribattono in coro per scacciare ogni malignità. Forti di concerti da tutto esaurito e dischi che navigano sempre bene in classifica, i Pooh non sono andati a Sanremo per vincere, ma per raccogliere una sfida lanciata proprio a loro da Aragozzini, l'organizzatore, nell'agosto '89.
«Non è comodo arrivare a Sanremo accompagnati da tante favorevoli e non richieste profezie. A furia di essere dati per vincitori cominciavamo a essere antipatici a noi stessi», commenta uno. E un altro Pooh: «Le previsioni unanimi?
Daniele Piombi, presentatore: «Stimo enormemente i Pooh.
Maria Giovanna Elmi, annunciatrice: «Non ho dubbi: vinceranno i Pooh. Sono quattro artisti eccezionali, serissimi, intelligenti. Un Sanremo non poteva accontentarsi di un solo vincitore: ne ha voluti quattro, i Pooh. E se poi ci vogliamo aggiungere la loro «partner» di canzone Dee Dee Bridgewater, allora i vincitori sono cinque.
Dopo aver esaurito tutte le scorte di camomilla dell'albergo, i Pooh, Stefano D'Orazio, Red Canzian, Dodi Battaglia e Roby Facchinetti, possono festeggiare la vittoria a questo Festival che, con la loro canzone Uomini soli li ha visti sempre favoriti.
«Uomini soli», l'album che contiene il pezzo vincitore e che è stato interpretato anche dalla bravissima D. D. Bridgewater, è l'ultima tappa in ordine cronologico dei 25 anni d'attività della band più apprezzata della musica leggera italiana.
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